Yerevan – Il primo ministro armeno Serzh Sargsyan si è dimesso, dopo che per giorni era stato contestato in una serie di grandi
Lo scorso 2 marzo, infatti, il parlamento aveva eletto presidente Armen Sarkissian, un ex primo ministro e ambasciatore armeno nel Regno Unito fedele a Sargsyan. Seguendo la costituzione armena, il primo
Sargsyan ha 63 anni ed è stato ai vertici della politica armena fin da quando il paese era ancora una repubblica dell’Unione Sovietica. Negli anni Novanta fu uno dei principali dirigenti del Partito Repubblicano, il primo partito autonomo formato dopo l’indipendenza, di
Soltanto ieri Serzh Sargsyan aveva fatto arrestare tre importanti leader dell’opposizione, tra cui il capo delle proteste Nikol Pashinyan, con l’accusa di aver commesso «atti socialmente pericolosi». Pashinyan è stato liberato lunedì e ha detto: “Non aspetterò a dirlo, è già chiaro no? Abbiamo vinto”.
Le proteste sono state organizzate da Pashinyan, 42enne tra i leader del Congresso Nazionale Armeno, partito liberale di opposizione fondato nel 2008 dal primo presidente del paese, Levon Ter-Petrosyan. Pashinyan è da almeno un decennio tra i più attivi oppositori politici di Sargsyan, prima come giornalista e poi come politico. Dopo le violente proteste del 2008, quando Ter-Petrosyan
Negli scorsi giorni, diversi analisti e osservatori internazionali avevano sottolineato l’importanza delle manifestazioni in Armenia, che sono state pacifiche e organizzate prevalentemente dal basso, grazie a una capillare ed efficiente rete messa in piedi da Pashinyan. Dopo le dimissioni di Sargsyan le proteste sono diventate ancora più rilevanti, raro caso di manifestazioni di massa di successo nelle ex repubbliche sovietiche. Non è comunque ancora chiaro cosa succederà ora, chi prenderà il potere e che ruolo e che influenza manterrà Sargsyan nella politica del paese.
La crisi armena è stata principalmente una storia di politica interna, ma si porterà dietro comunque delle conseguenze in termini di relazioni internazionali tra Russia, Turchia e Occidente. Come tutte le repubbliche dell’ex Unione Sovietica, una volta ottenuta
Quella armena è una popolazione in declino, la sua economia è stagnante e solo grazie alla sua dipendenza dalla Russia, che ha dovuto sovvenzionare il costo del suo sviluppo interno e la difesa dalle minacce esterne, è riuscita a tenersi in piedi. Mosca, dal canto suo, ha però già una grande base in Armenia e vi ha fatto importanti investimenti.
Su questo va sottolineato la scarsa attenzione mondiale su questo conflitto nel cuore del Caucaso, anche perchè una recrudescenza dei combattimenti nel Nagorno-Karabakh, alla fine potrebbe trascinare anche la Turchia e la Russia in una guerra che sicuramente non vedrebbe gli Stati Uniti soltanto spettatori o mediatori.
RED