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ALESSANDRELLO (CCIR): “E’ IL MOMENTO MIGLIORE PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE IN RUSSIA”

Milano – Si è tenuta oggi pomeriggio nel capoluogo lombardo presso la Sala Pirelli dell’ITA (Italian Trade Agency) l’Assemblea generale dei soci della Camera di Commercio Italo-Russa (CCIR).

Approvazione del Bilancio al 31/12/2006 e del Budget 2017 con relazione del Collegio dei Revisori, cooptazione dei nuovi Consiglieri d’Amministrazione ed infine relazione sulle attività svolte lo scorso anno e la presentazione del programma 2017: questo l’ordine del giorno dei lavori che hanno visto la presenza di illustri ospiti istituzionali come l’ex ambasciatore a Mosca Sergio Romano, il direttore dell’ICE (Istituto per il Commercio Estero, oggi Italian Trade Agency) Marinella Loddo, il Rappresentante Commerciale della Federazione Russa Igor Karavaev , il Primo Console della Federazione Russa a Milano Nadezhda Smirnova ed il Direttore Generale dell’Ufficio di Mosca, nonché vice presidente della CCIR, Yuri Agapov.

Ha introdotto i lavori, il presidente della CCIR, Rosario Alessandrello che, dopo aver salutato i presenti in sala, ha evidenziato come “questo è il momento migliore per un imprenditore per portare tutta o parte della sua produzione in Russia. Molte imprese hanno capito che, a prescindere dalle sanzioni, oggi gli sforzi delle istituzioni russe sono tutti rivolti ad attrarle, con minori costi del lavoro, delle infrastrutture e dei servizi, cui si uniscono incentivi molto interessanti di carattere legislativo che equiparano di fatto le imprese straniere a quelle russe. E questo allo scopo di mantenere inalterato il livello di interscambio. Sulle sanzioni, c’è sempre stata grossa confusione. In pochi sanno che sono di due tipi. Quelle comminate da Stati Uniti, Occidente e Canada hanno riguardato i prodotti finanziari, e questo ha permesso alla Russia di non indebitarsi. Credevano che potesse collassare, ma non solo ha superato la crisi ma addirittura è uno dei pochi paesi a non subire debiti in valuta. Poi ci sono quelle che hanno colpito in particolare settori dell’eccellenza italiana come il tessile o l’agroalimentare, perché le nostre esportazioni sono state sostituite da quelle provenienti da altri paesi come la Turchia, la Siria ed il Marocco, a causa delle contromisure russe. Il danno che abbiamo stimato in termini di mancati volumi di affari, è di oltre 11 miliardi di Euro in termini di intercambio e di oltre 200.000 posti di lavoro andati in fumo. Ma teniamo presente che le autorità russe oggi stanno adottando una serie di iniziative molto interessanti con cui stanno attraendo le aziende. Pensiamo ad esempio ai parchi industriali, alle zone speciali o anche agli sgravi fiscali e burocratici di lungo periodo, che hanno già convinto circa 50 imprese italiane. Negli ultimi 2-3 anni si è creato un vero e proprio flusso di imprese, perché il mercato russo è diventato particolarmente attrattivo. È possibile creare delle società di diritto giuridico russe con o senza partner russi, con cui accedere in un ambiente che è davvero favorevole, sotto tutti i punti di vista”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, anche le dichiarazioni di Igor Karavaev che ha osservato come “a dispetto delle sanzioni, su cui preferisco non esprimermi, le relazioni economiche fra Italia e Russia non si sono mai fermate. Così come testimoniano le numerose visite effettuate da parte delle nostre delegazioni in queste ultime settimane. E’ il momento ideale per venire ad investire nel nostro paese”.

Particolarmente atteso l’intervento di Sergio Romano, in passato ambasciatore alla NATO e nell’ex URSS, che ha ripercorso i punti di comunanza esistenti fra Italia e Russia anche nel campo delle relazioni economiche, con un coinvolgente excursus storico. “E’ noto, se non addirittura quasi fosse un luogo comune – ha esordito Romano – che fra Italia e Russia esistano dei rapporti assai cordiali. Nel caso delle relazioni economiche, c’è una spiegazione concreta e razionale perché all’inizio del ‘900 entrambe erano alle prese con la rivoluzione “industriale” tardiva, con la quale scoprirono di avere molte esigenze e problematiche in comune. Francesco Saverio Nitti rilevò come a cavallo fra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, Italia e Russia mostrassero i differenziali di crescita economica più alti, con quest’ultima che si stava sviluppando con un PIL che superava il 10%. Stava andando particolarmente forte la borghesia industriale russa e questo ha favorito l’innescarsi di relazioni economiche con la nostra classe produttiva. Già nel 1922, Marinotti riuscì ad allacciare contatti con quell’area ed era uno dei pochi imprenditori ad avere rapporti stretti con il governo sovietico. Allo stesso modo, durante i piani quinquennali, venne installata una ditta che produceva cuscinetti a sfera facente parte del gruppo FIAT, riuscì ad entrare in Russia costruendovi una sua fabbrica. Poi seguì la guerra, ed alla fine del conflitto mondiale fu Enrico Mattei, durante la fase iniziale della guerra fredda, ad avere successo pur dovendosi scontrare con i giganti petroliferi. Cui segui un nuovo accordo stipulato ancora una volta dalla FIAT nel 1965, che fu un qualcosa di veramente geniale. L’Italia ha dimostrato insomma nel corso degli anni che pur muovendosi su un piano ideologico differente da quello sovietico, è stato comunque possibile intrattenere ugualmente dei buoni rapporti economici. E’ diventato un po’ il “marchio di fabbrica” della classe imprenditoriale italiana che, come ho avuto modo di osservare nel periodo in cui ero ambasciatore a Mosca, prese parte fra l’altro a molte fiere che si tenevano in Russia, durante la guerra fredda. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica i rapporti fra questi due paesi hanno vissuto momenti altalenanti e che come tutti sappiamo sono peggiorati a causa della questione ucraina, da cui sono scaturite le sanzioni. Sono sempre del parere che esista un pregiudizio anti-russo, così come i russi a giusta ragione si sentono vittime della sindrome di accerchiamento. Non dobbiamo però parlare di politica, e l’invito che vi rivolgo è quello di continuare a produrre quello che è richiesto dal mercato russo. Avete tutte le carte in regola e gli argomenti necessari, per continuare a sopravvivere ed a fare bene il vostro lavoro. Certo, è innegabile che ci sia l’ostacolo delle sanzioni sulle quali non sono mai stato d’accordo perché presentano controindicazioni. Sia perché tendono a far compattare chi nazionalista non è, sia perché favoriscono lo sviluppo dell’economia “nera”. Pensate a quelle che furono emanate contro l’Italia dalla Società delle Nazioni nel 1936 all’indomani dell’invasione in Etiopia e che fecero diventare fascista anche chi non lo era affatto. Sono una misura ostile, che non presenta alcun vantaggio e che non fanno altro che peggiorare la situazione internazionale. Sono però convinto che sono destinate a passare. Quello che dovete dire ai vostri connazionali, è che esistono delle straordinarie complementarietà fra  Italia e Russia. Ed il fatto che questo autentico tesoro non venga adeguatamente sfruttato – ha poi concluso – è uno spreco da evitare”.

Concetto ripreso anche da Marinella Loddo, direttore dell’ITA, che ha sottolineato l’importanza dei processi di internazionalizzazione. “Sono particolarmente lusingata – ha affermato – che l’intraprendenza di molte nostre imprese le abbia fatte diventate pioniere nell’apertura del mercato e prosecutrici degli storici rapporti esistenti fra questi due paesi. E’ necessario trovare nuove forme di collaborazione e di partnership anche all’interno della Russia che è un paese di fondamentale importanza per le esportazioni dei nostri beni di consumo. Le dinamiche ed il tempo, non si fermano. Come Istituto per il Commercio con l’Estero stiamo organizzando nei prossimi mesi una serie di iniziative volte a far conoscere a tutti i vantaggi derivanti dai processi di internazionalizzazione. Il prossimo 28 giugno presenteremo un interessante studio che ha avuto ad oggetto l’attività del settore calzaturiero nella Regione di Mosca e nelle altre regioni dell’immenso territorio russo in cui operano con successo da diversi anni”, mentre Nadezhda Smirnova ha ribadito come “la Russia guardi sempre con grande attenzione alle realtà imprenditoriali italiane”.

Francesco Montanino







 

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