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“Al Dio Sconosciuto”: la poesia di Esenin apre l’ultimo cortometraggio di Samantha Casella

Los Angeles – Tre autori, tre diverse espressioni della letteratura mondiale, tre capitoli, un filo conduttore che abbraccia temi universali: l’umanità ed il suo rapporto con la natura, la ricerca dell’essenza divina, lo scorrere del tempo, l’amore.

Samantha Casella ha dato vita ad un’opera complessa, intellettualmente raffinata eppure emotivamente vibrante, in cui il lirismo poetico accompagna le innate riflessioni sull’esistenza e gli ancestrali sentimenti che attraversano da secoli la storia dell’umanità ad ogni latitudine. Sono i versi di Esenin, la sua sensibilità di poeta della natura, della Russia rurale, del senso di appartenenza alla madre terra, ad aprire il cortometraggio. Nella parte centrale, la regista, nonchè autrice, affida a Steinbeck ed al suo romanzo “Al Dio sconosciuto” (che dà anche il titolo alla pellicola), ambientato in una fertile vallata californiana, la rappresentazione misteriosa, insondabile, di un’essenza divina che, forse, proprio dietro la natura sembra celarsi. L’orizzonte poetico di Rimbaud conclude un’opera tanto elegante quanto sensibile. Il quadro da cui è tratta la locandina, ispirata alla Ophélie del poeta francese, è stato dipinto da Claudia Drei, madre di Samantha. Di madrelingua le voci narranti: il russo Viacheslav Syngaevskiy per i versi di Esenin, lo statunitense Richard Lloyd Stevens per la prosa di Steinbeck, il francese Fréderic Bernard per la poesia di Rimbaud. Italiano l’unico attore, Brian Witt (pseudonimo di Matteo Fiori). Particolarmente suggestiva la colonna sonora realizzata da Massimiliano Lazzaretti e Tatiana Mele.

Faentina di nascita, Samantha Casella consegue un diploma in sceneggiatura e tecniche narrative presso la Scuola Holden di Alessandro Baricco, prima di frequentare un corso di regia presso la Scuola Cinema Immagina a Firenze. Nel 2000, appena diciottenne, realizza il cortometraggio “Juliette” che vince 19 premi, tra cui spiccano due riconoscimenti al Premio Europeo Massimo Troisi. Nel 2006 scrive e dirige “Giro di giostra”, presentato durante la Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Venice Film Meeting e vincitore di un Premio al Festival Internazionale di Bergamo. Artista dall’eclettico talento, Samantha realizza anche video clip musicali (“Nero Deserto” dei Santo Barbaro, “Strippop” dei Boy Down – entrambi del 2009) e documentari. Tra questi meritano una particolare menzione: “Mediterraneo” (realizzato sotto l’Alto patrocinio del Presidente della Repubblica e commissionato da Vittorio Sgarbi), presente alla Biennale di Venezia 2001 nella sezione Arte e Cultura e dedicato all’opera dello scultore Giuseppe Spagnulo, “Via Crucis al Pantheon”, che ripercorre la realizzazione da parte dello scultore Federico Severino dell’opera composta da 14 formelle della Via Crucis collocata nel Pantheon nel 2010 e “Autoritratto di Papa”, testimonianza dell’omaggio del poeta Davide Rondoni e del pittore Pier Giovanni Bubani a Benedetto XVI avvenuto nel 2011 e prodotto da Lamberto Fabbri. Nella sua infaticabile attività, non manca la scrittura: è del 2005 la raccolta di racconti “Il talento del male” pubblicata da Il Ponte Vecchio. Dopo un periodo di astensione dall’attività cinematografica che la vede girare i campi da tennis di tutto il mondo, collaboranodo con prestigiose testate e regalando agli appassionati memorabili articoli sui protagonisti del circuito, torna dietro alla macchina da presa nell’autunno del 2018 realizzando un nuovo cortometraggio. Prodotto in Italia, “I am Banksy” (che propone un originale punto di vista sul misterioso street artist più famoso al mondo), arriva nel 2019 fino alle sale di Los Angeles (dove Samantha si è nel frattempo stabilita) grazie alla compagnia di distribuzione Fourwalled. Il successo è clamoroso: 13 premi conquistati spingono il corto fino alle preselezioni portandolo a sfiorare la nomination agli Oscar. Neanche il tempo di godersi i riconoscimenti del pubblico e degli addetti ai lavori che Samantha Casella si è subito rimessa al lavoro con “Al Dio Sconosciuto”, già vincitore del Silver Award come miglior cortometraggio sperimentale agli Indipendent Shorts Award (con tanto di menzione alla miglior regia femminile) e del premio come Best Action Adventure all’Hollywood Blood Horror Festival di Los Angeles.

“Al Dio Sconosciuto” è nato dall’esigenza di tramutare in immagini qualcosa che riguardasse la poetica di Esenin. In verità avevo già scritto una sorta di sceneggiatura, per lo più composta da suggestioni visive, ma riconosco che se non si fossero aggiunti gli altri due capitoli, anche il primo era destinato a rimanere su carta. Steinbeck e Rimbaud sono emersi di riflesso, l’ampliamento stesso è derivato da un confronto con una persona che mi ha spinta verso questa nuova direzione. Indubbiamente sono autori che sento vicini, che amo, ma nel momento che ho iniziato a sviscerare un punto di incontro sono emersi aspetti che hanno letteralmente gettato le basi al mio piccolo lavoro, prima di tutto la Natura, qualcosa che io temo e da cui ne sono affascinata. In “Al Dio Sconosciuto” vi sono anche altri elementi ricorrenti come il sangue e l’acqua, così come predominante è lo stato di impotenza al cospetto del significato del tempo, dell’amore e di Dio.

Il mio rapporto con il cinema è nato grazie a Ingmar Bergman. Ovviamente il cinema ha avuto inizio molto prima, ma riconosco di non essere sufficientemente preparata per spiegare a livello accademico l’evoluzione del cinema. Ho visto tanti film, ma ammetto di aver visto e rivisto con attenzione principalmente ciò che mi piaceva. Per fare un esempio concreto, trovo “La Strada” di Federico Fellini un vero e proprio capolavoro, ma sinceramente fatico a comprenderlo come regista. Mi riesce più facile capire David Lynch, da molti ritenuto incomprensibile, ma che ritengo abbia realizzato opere basilari per il cinema, su tutti “Mulholland Drive” e alcuni momenti di “I Segreti di Twin Peaks”. Di estremo rilievo e valore penso siano stati autori come Krzysztof Kieslowski e Andrej Tarkovskij, così come indispensabili per il cinema sono sicuramente Truffaut, Welles, Spielberg, Hitchcook, Rossellini, De Sica, Kurosawa, Lang, Wilder, Cukor e tanti, tanti altri…. senza dubbio li ammiro a dismisura, ma la mia sensibilità è stata semmai conquistata dalla ricerca di redenzione dei film di Scorsese, dalle inquietudini di Kubrick, dalla poetica di Kazan, dalla follia di Tarantino, dalla torbidezza di von Trier, dalla maestosità di Visconti, dall’uso della macchina da presa di Paul Thomas Anderson… Sopratutto credo che il cinema abbia toccato l’assoluto con Terrence Malick, credo che “The Tree Of Life” sia un’opera quasi definitiva.

Per principio parlo “di chi mi piace”. Come chiunque mi capita di esprimere opinioni negative su persone o opere da loro prodotte, subito dopo però provo un totale senso di sconforto. Per questo nel mio blog voglio scrivere solo di chi ha avuto su di me un impatto emotivo positivo, sia esso da un racconto di qualcuno che ha conosciuto o vissuto le vicende di questi personaggi, sia perché ho sperimentato in prima persona le emozioni derivate da una determinata impresa, o carriera. Ciò che tento di fare è sviscerare il mondo interiore di uno scrittore, di uno sportivo, di una attrice, o un artista in generale per meglio arrivare a ciò a cui hanno dato vita, al prezzo che hanno pagato per essere o diventare ciò che sono o sono stati. Perché c’é sempre un prezzo da pagare.

Ho una forte passione per la fotografia, anzi, più passa il tempo, più sono attratta dalla fotografia. Pur rispettando qualsiasi corrente, dal mio punto di vista la fotografia impone la scelta di una inquadratura quindi una composizione pulita, il più vicino possibile alla perfezione. In secondo luogo ferma il tempo e questo è un concetto che mi affascina. Un momento fissato per l’eternità è ciò che ritengo rende la pittura e la fotografia le arti per eccellenza. Ultimamente sono rimasta totalmente affascinata dal calendario Pirelli 2020, di Paolo Roversi. Credo abbia compiuto una sorta di piccolo miracolo creando un calendario distante dai canoni della moda, proponendo volti particolari, bellissimi, e sopratutto imprimendo un significato, una ricerca, quella della Giulietta, partendo dalla tragedia di Shakespeare, che è presente in ogni donna moderna.

Si tratta di una scelta difficile, perché il cinema è denso di interpreti incredibili e io ne apprezzo a centinaia. Del passato estrapolo Marlon Brando e Liz Taylor; del presente Leonardo Di Caprio e Nicole Kidman.

Anno scorso, di questi giorni, non avevo una vera e propria sceneggiatura che ritenessi idonea a un esordio alla regia di un lungometraggio. Poi, nell’arco di otto mesi ho scritto due sceneggiature e sono a buon punto con una terza. Ultimamente sta infatti prendendo forma l’ipotesi di rendere “Al Dio Sconosciuto” un lungometraggio fedele al corto come autori, contenuti e diciamo liricità, aggiungendo però un filo conduttore narrativo, anche se non troppo… Eventi legati alla mia vita mi hanno spinto verso la realizzazione del cortometraggio, lo stesso sta accadendo per un eventuale film. 

Stefano Tardi

 

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