Donbass

Pubblicato il Aprile 27th, 2019 | Da Redazione Russia News

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Vladimir Putin concede ai residenti del Donbass la cittadinanza russa con procedura semplificata. Le reazioni ucraine

Mosca – Mercoledì scorso, Vladimir Putin ha firmato un decreto che renderà più semplice per i cittadini dell’Ucraina orientale richiedere il passaporto russo. Sarà sufficiente presentare alcuni documenti: uno che dichiari di risiedere a Donetsk o a Lugansk, un giuramento di fedeltà nei confronti della Russia e poi la restituzione del passaporto ucraino. Basteranno tre mesi e i filorussi potranno diventare russi, e così Vladimir Putin ha di nuovo allungato le mani sull’Ucraina senza toccarne però i territori.

E’ un mossa delicata, una provocazione – Kiev ha già presentato un esposto al Consiglio di sicurezza dell’Onu affinché dimostri che la decisione russa sia in violazione degli accordi internazionali – alla quale il neoeletto Zelenski ha risposto dicendo che si tratta di una conferma, l’ulteriore, del fatto che Mosca stia aggredendo l’Ucraina.

Il processo di indipendenza della Crimea e la guerra nel Donbass avevano provocato per  Mosca le sanzioni occidentali, anche dopo la crisi nel Mare di Azov, quando a novembre la Russia aveva sequestrato tre navi militari di Kiev che cercavano di passare per lo stretto di Kerch sono arrivate nuove sanzioni.

Il decreto firmato mercoledì da Putin – che in realtà corregge una norma già esistente che prevedeva che gli abitanti delle province ribelli potessero ottenere la cittadinanza russa in cinque anni – smuoverà sicuramente le critiche della comunità internazionale.

Nel Decreto pubblicato sul sito ufficiale del Presidente della Federazione Russa si legge: “Si stabilisce che le persone che risiedono permanentemente nei territori dei distretti separati delle regioni di Donetsk e Lugansk in Ucraina, hanno il diritto d’inoltrare domanda per l’acquisizione della cittadinanza della Federazione Russa con modalità semplificata”.

Il documento, inoltre, annota che la decisione è stata presa “al fine di proteggere i diritti e le libertà della persona e del cittadino”, “in base ai principi e alle norme universalmente riconosciute del diritto internazionale”.

Il popolo del Donbass ha accolto questo decreto con esultanza generale: le persone piangono dalla gioia, ridono, si congratulano l’un l’altra – è apparsa loro la speranza di un futuro comune con la Russia, che per il popolo del Donbass vale molto.

Diverso ovviamente, è l’umore sul fronte ucraino.

Il presidente uscente dell’Ucraina Petro Poroshenko si è già attivato con un videomessaggio rivolto alla comunità internazionale, con la richiesta d’adottare provvedimenti: “Esorto i partner internazionali a non permettere il peggior scenario e a condannare fermamente le azioni distruttive e criminali delle autorità russe, nonché a rafforzare il regime internazionale di sanzioni”. Poroshenko ha incaricato il Ministero degli Esteri ucraino di avviare urgentemente una discussione su questa questione all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dell’OSCE e dell’UE.

Il rappresentante permanente dell’Ucraina presso l’ONU, Vladimir El’chenko, ha reso noto, sul suo account Twitter, che il compito è stato eseguito: “Su incarico di Poroshenko ci siamo già rivolti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Questo passo  audace (della Russia ndr.) contraddice gli accordi di Minsk approvati dal Consiglio di Sicurezza!”. Tuttavia, il rappresentante permanente, chissà perché, si è ricordato solo ora degli accordi di Minsk, nonostante, nel contempo, all’incontro del gruppo di contatto trilaterale a Minsk, nemmeno è stato possibile concordare la tregua di Pasqua.

Di li a poco, sulla pagina ufficiale Facebook della Missione Permanente dell’Ucraina presso l’ONU, è stato riferito che i diplomatici stanno chiedendo la convocazione di una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: “L’Ucraina ha chiesto di convocare una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per discutere l’audace decisione della Federazione Russa sul rilascio di passaporti russi nei territori temporaneamente occupati dell’Ucraina”.

Addirittura, il ministro degli esteri ucraino Pavel Klimkin, su Twitter, ha rivolto un appello ai residenti del Donbass esortandoli a non accettare la cittadinanza russa: “Esorto i cittadini ucraini nei territori occupati dalla Russia a non accettare i passaporti russi. La Russia vi ha privato del presente e ora insidia il vostro futuro. La decisione della Federazione Russa di emettere passaporti russi nei territori occupati dell’Ucraina è un proseguimento dell’aggressione e dell’interferenza nei nostri affari interni. Questa è la nuova fase “dei passaporti” dell’occupazione del Donbass”.

Facebook è diventato un ribollire di emozioni: rappresentanti (ucraini ndr.) delle “precedenti autorità”, politologi e giornalisti stanno esprimendo la loro opinione in relazione al decreto di Putin.

Anche il vicepresidente della Verkhovna Rada, Irina Gerashchenko, seguendo l’esempio di Poroshenko ha puntato su un videomessaggio per affermare che tale decreto è l’esito di un “indebolimento del governo ucraino”, indicando chiaramente che bisognava votare per Petro Alekseevich (Poroshenko ndr). “Avevamo preavvisato: la Russia aspetta l’indebolimento delle autorità ucraine. Sfortunatamente, le peggiori previsioni si stanno avverando – la Federazione Russa sta iniziando un’offensiva, per il momento sul fronte diplomatico. Ci opporremo a questo”, ha promesso coraggiosamente la Gerashchenko.

Sono sostanzialmente due le conclusioni sulla firma di Putin di tale decreto:

  1. La finestra delle possibilità di preservare il Paese (l’Ucraina ndr.) entro i confini attuali si sta restringendo: o gli accordi di Minsk senza pretesti e condizioni, o la perdita dei territori.
  2. La finestra delle possibilità per il ritorno delle LNR e DNR con la forza militare si è chiusa, allo stesso modo in cui è già stata chiusa con la Crimea.

Alexander Skubchenko, il capo dell’Unione per gli alloggi dell’Ucraina, ha scritto: “Vladimir Vladimirovich (Putin ndr.) ha fatto una mossa, è la risposta per Vladimir Aleksandrovich (Zelenskij ndr.)”.

Il politologo Taras Berezovets, sulla linea della Gerashchenko, accusa Zelenskij per la firma di Putin su tale decreto: “Non molto tempo fa, sarebbe sembrata una fantasticheria e tale sarebbe rimasta se Poroshenko fosse stato rieletto. Ma come presidente è diventato Vladimir Zelenskij. L’obiettivo è ovvio. Mettere in difficoltà il neo-eletto presidente per creare posizioni favorevoli ad una trattativa. Adesso ogni azione nella zona delle Operazioni delle Forze Congiunte (“Operatzija Ob”edinjonnyx Sil” – nuova definizione delle operazioni militari nel Donbass) può essere considerata, dal Cremlino, come un atto di aggressione nei confronti dei cittadini russi (là presenti ndr.)”.

Finalmente, solo in nottata, la squadra di Vladimir Zelenskij ha reagito al decreto di Putin dichiarando su Telegram: “Con il decreto sull’emissione di passaporti russi ai cittadini ucraini che si trovano nei territori temporaneamente fuori dal controllo del nostro stato, la Federazione Russa ha riconosciuto la propria responsabilità come “stato-occupante”. Queste azioni sono un’altra chiara conferma per la comunità internazionale dell’attuale ruolo della Russia come “stato-aggressore”, che sta conducendo una guerra contro l’Ucraina”.

Inoltre, la squadra del nuovo presidente promette che “l’Ucraina farà tutto il possibile per proteggere, fornire un’adeguata assistenza e garantire i diritti dei suoi cittadini che sono costretti a vivere nei territori occupati”.

Tuttavia, su come l’Ucrainaprotegge” i suoi cittadini, gli abitanti del Donbass lo sanno e lo ricordano perfettamente.

I rappresentanti delle “nuove” autorità hanno addirittura esortano l’intervento di forze esterne: “L’Ucraina conta sul sostegno della comunità internazionale per la protezione degli interessi, dei diritti e delle libertà dei cittadini ucraini nei territori temporaneamente occupati, conta sul rafforzamento delle pressioni diplomatiche e sanzionatorie sulla Federazione Russa”.

Soprattutto, da Zelenskij, viene promesso che si cercherà di “risolvere i problemi essenziali e vitali degli espatriati e di ampliare le opportunità per mantenere i legami con i cittadini ucraini presenti nei territori occupati”.

Fonte: www.fondsk.ru

RED

 

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