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UN CONVEGNO A ROMA SUL “SOFT POWER RUSSO” IN EUROPA

Roma – Si è tenuto giovedì 9 giugno, presso la Sala del Tempio di Adriano della Camera di Commercio di Roma, un convegno promosso in collaborazione dall’Istituto Gino Germani Roma - Convegno internazionale - IL SOFT POWER RUSSO LA LOTTA PER L'INFLUENZA IN EUROPA - Germani - Ferraris - Utkin - Polyakovadi Scienze Sociali e Studi Strategici, e dall’Atlantic Council (Washington, DC).

Il tema dell’evento è stato incentrato sulla strategia russa di soft power, perseguita mediante strumenti non-militari (comunicativi, politici ed economici), finalizzata a influenzare, secondo gli organizzatori, le percezioni delle élite e dell’opinione pubblica nei paesi europei e a condizionare il dibattito politico nell’Unione Europea. Il convegno si proponeva anche di analizzare gli obiettivi e gli strumenti del soft power russo nell’UE, con particolare riferimento alle presunte attività di influenza promosse da Mosca, che in tempi recenti hanno suscitato preoccupazione nelle capitali occidentali, come: il sostegno a partiti e movimenti politici populisti di destra e di sinistra; l’intensificarsi di campagne comunicative anti-UE e anti-occidentali; lo sforzo di Mosca teso ad accrescere la propria influenza in settori strategici dell’economia di alcuni paesi dell’UE.

Al dibattito ( svoltosi in lingua inglese) hanno partecipato: Luigi Sergio Germani (Director, Gino Germani Institute for Social Sciences and Strategic Studies), Alina Polyakova (Deputy Director, Dinu Patriciu Eurasia Center, Atlantic Council, Washington DC), Rémy Bouallegue (Advisor to the Director for Foreign policy Planning at the French Ministry of Foreign Affairs and International Development, Paris), Stanislav Secrieru ( Polish Institute of International Affairs-PISM, Warsaw), Gemma Poertzgen (Journalist, Berlin), Evgheny Utkin (Russian journalist), Simon West (Chief of Operations Support Branch, NATO STRATCOM Centre of Excellence, Riga).

Le due tesi a confronto si sono basate da un lato sul fatto che alcuni esperti sottolineino come Mosca percepisce il soft power occidentale come una forma di “guerra non-lineare” che minaccia la propria sicurezza. Secondo questa visione vicina a quella del Cremlino, l’Occidente mirerebbe a destabilizzare lo Stato russo alimentando movimenti rivoluzionari filo-occidentali in paesi che farebbero parte della propria sfera d’influenza e all’interno della stessa Russia. Questa percezione di minaccia – secondo detti esperti – avrebbe indotto il Cremlino a intensificare le proprie operazioni di soft power e influenza nell’UE. Secondo invece l’altra tesi avanzata da alcuni analisti, tramite tali operazioni di soft power, Mosca punterebbe a sfruttare l’attuale profonda e multidimensionale crisi dell’Europa per perseguire i seguenti obiettivi strategici della propria politica estera: 1) logorare l’autorità e la credibilità delle istituzioni dei governi europei presi di mira e delle istituzioni dell’UE; 2) minare l’efficacia dei processi decisionali dell’EU e della NATO, e indebolire le relazioni transatlantiche; 3) alimentare la sfiducia dell’opinione pubblica in Europa nei confronti del modello liberal-democratico occidentale.

Durante il dibattito, come si legge anche sul servizio di Sputnik News,  l’analista dell’Atlantic Council, Alina Polyakova, il Cremlino avrebbe inoltre investito nel sostegno finanziario e ideologico dei leader politici di estrema destra europea. La paura quindi espressa dalla Polyakova è quella che a causa di queste “tattiche”, il Cremlino eserciterà un’influenza sempre maggiore nella politica europea attraverso il network. La giornalista tedesca Gemma Poertzgen si è soffermata nel suo intervento sui media russi e la loro influenza in Germania, sottolineando come Sputnik abbia una piccola audience fra il pubblico tedesco. Rémy Bouallegue, consigliere presso il Ministero degli Affari Esteri francese ha descritto i metodi della propaganda russa, la quale mette l’accento sulla crisi in Europa, una propaganda che si nasconde dietro “lo scopo di dare ai lettori un punto di vista alternativo”. Secondo Bouallegue l’Europa non deve rispondere con la stessa propaganda, a mo’ di ping di pong, ma deve portare avanti i propri valori nazionali.

Il giornalista russo Evgeny Utkin ha aperto il suo discorso dicendo che “il soft power russo secondo i russi in realtà è Dostoevksij e Shostakovitc. Il pubblico ha accolto con allegria l’incipit del giornalista russo, che ha ribadito nel suo intervento che per i russi gli europei e gli americani non rappresentano assolutamente dei nemici. Inoltre Utkin ha parlato dell’immagine dei russi nel cinema americano, non del tutto positiva come sappiamo, e degli attacchi mediatici che subisce Mosca. Un esempio fra tutti, il caso dei Boeing malese abbattuto in Ucraina: immediatamente dopo la catastrofe i media occidentali principali hanno additato Mosca come il colpevole.

Insomma, un dibattito che resta aperto e sembra di rivivere la vecchia storiella dell’asino che dice al cavallo di avere le orecchie lunghe. Vogliamo però ricordare le parole di pochi giorni fa del presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin durante la visita alla sede dell’agenzia d’informazione “Rossiya Segodnya“(che nel mese di giugno ha celebrato il suo 75° anniversario): “Non ci possono essere situazioni in cui ad alcune autorità piacciono certe informazioni, proteggendole e parlando di libertà di stampa, ma quando a loro non piacciono, loro le respingono come propaganda al servizio degli interessi di alcuni gruppi politici o di paesi specifici. Una nuova era del giornalismo: un addio al mainstream”.

RED

 

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