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RUSSIA: VIOLENZE DOMESTICHE E ITALICHE BUFALE

Mosca – Che in Europa il mainstream comunicativo fosse concentrato a coltivare un sentimento anti russo, ormai è un dato di fatto. La recente elezione di Donald Violenze domestiche RussiaTrump a presidente degli Stati Uniti e il nuovo asse di dialogo con Vladimir Putin, sembra però preoccupare più del solito l’Europa, ormai ridotta sempre maggiormente a comitato d’affari, che federazione di paesi e popoli uniti. Ovviamente l’Italia, non avendo ormai da tempo immemore una sua politica estera, segue come un cagnolino fedele i dettami provenienti da Berlino e Parigi e non è da meno nel seguire questa linea “russofoba“.

Accade così, che proprio per seguire fideisticamente questa linea, vengano utilizzati anche quegli strumenti di “informazione”che una volta rispondevano almeno alla deontologia del corretto giornalismo. L’ultima “bufala” sulla Russia di Putin, coltivata in seno alle redazioni degli italici giornali nazionali è quella della legge sulla depenalizzazione di alcuni reati riguardanti le percosse domestiche. “Mosca, picchiare moglie e figli non sarà più reato“: così ha titolato nei giorni scorsi il giornale “La Repubblica” e tutti gli altri hanno, per non essere da meno, seguito questa linea editoriale che mortifica la verità di stampa e il giornalismo onesto e libero.

Cerchiamo però di entrare dentro il provvedimento sulla legge di depenalizzazione e riguarda esclusivamente l’articolo 116 del codice penale russo, ossia relativo alle percosse che non procurano danni fisici neanche lievi (Нанесение побоев или совершение иных насильственных действий, причинивших физическую боль, но не повлекших последствий). Stiamo parlando di strattonamenti, ceffoni, tirate di capelli. Stiamo parlando di fatti unici o occasionali, che procurano al massimo piccoli lividi o graffi. Per questi reati, per i quali l’accusa non richiede prove o referto medico, per il primo episodio si è passati dalla sanzione penale alla multa amministrativa (fino a 500 euro), mentre dal secondo episodio si va nel penale.

Se queste percosse lievi avvengono con frequenza, anche in assenza di danno fisico lieve, si ha responsabilita penale alla prima denuncia, in base all’articolo 117. Se le percosse procurano danni lievi, e per danni lievi si intende danni che lasciano una traccia evidente e sono dimostrabili con referto medico (un morso, un occhio nero, un ematoma di grandi dimensioni, una slogatura ad un polso, etc.) allora si tratta di articolo 115, che non è depenalizzato, anzi si rischiano fino a 3 anni di galera. Se il danno è medio o pesante (braccio rotto, commozione celebrale, 4 denti spaccati o danni fisici che impediscano di lavorare o svolgere determinate attività per un certo periodo) allora si rischiano fino a 7 anni, in base all’articolo 114 del codice penale russo.

Del resto nella sua conferenza stampa del 23 dicembre scorso il presidente russo Vladimir Putin aveva affermato chiaramente: “Non dobbiamo schiaffeggiare i bambini e giustificarlo sulla base di alcune vecchie tradizioni …”. Nella realtà infatti, la proposta di revisione della legge che chiede maggiore tolleranza sulle punizioni corporali in famiglia non arriva da Putin ma da alcuni gruppi appoggiati dalla Chiesa Cristiano-Ortodossa.

In pratica la Duma di Stato, cioè il parlamento russo, aveva votato una legge durissima contro le violenze domestiche: chi in famiglia alzava le mani veniva severamente punito con l’incarcerazione fino a due anni. Il problema è che le pene previste erano superiori a quelle inflitte a chi avrebbe commesso lo stesso reato fuori casa. In alcuni casi un genitore che sgridava suo figlio con uno schiaffo veniva arrestato senza troppi complimenti. Mentre se il bambino veniva schiaffeggiato dal vicino di casa, quest’ultimo se la cavava in pratica solo con una multa.

Nei fatti concreti è quindi stato approvato un emendamento – promosso fra l’altro dalla deputata Olga Batalina che equipara le pene: il marito che picchia sua moglie o il padre che tira una sberla al figlio subirà ora la stessa condanna di chi dà un pugno per strada alla moglie di un altro. Lo stesso varrà per chi maltratta un bambino. La legge russa dice ora che chi picchia una persona per la prima volta senza provocare lesioni dovrà pagare una multa di 30mila rubli e prestare un lavoro forzato di “pubblica utilità” per sei mesi. In caso di recidiva la multa sale a 40mila rubli e oltre ai lavori forzati va preso in considerazione l’arresto per tre mesi. Qualora invece il maltrattamento comporti lesioni alla vittima, il colpevole sarà condannato penalmente. Morale della “favola”, nessuna depenalizzazione… anzi, tutt’altro.

 

RED

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