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Il “Maestro e Margherita”: al Teatro Eliseo di Roma va in scena il capolavoro di Michail Bulgakov

Roma – Pubblicato postumo tra il 1966 ed il 1967 il “Maestro e Margherita” è l’opera più celebre ed affascinante di Michail Bulgakov. Un romanzo complesso, che segue due racconti paralleli, alternativamente narrati, tra la Mosca degli anni Trenta e la Gerusalemme ai tempi della crocifissione di Cristo. Dopo diverse rappresentazioni di successo (a partire da dove tutto ha avuto inizio, al Teatro Cucinelli di Solomeo) che hanno attraversato  lo stivale (da Venezia a Catania) è giunta anche a Roma, al Teatro Eliseo, la trasposizione teatrale di Letizia Russo, messa in scena dal regista Andrea Baracco. Una rilettura che riesce a trasmettere l’essenza del romanzo di Bulgakov, perennemente oscillante tra il grottesco ed il sublime, la satira e la tragedia  rappresentata dalla condizione della natura umana. Una sintesi non semplice data la struttura del romanzo, che si sviluppa in un mosaico di accadimenti attraverso una miriade di personaggi. La scelta, alla fine, si concentra sui temi universali, prevalenti sulla satira al potere dell’epoca. E‘  quindi la storia di un amore, quello tra Margherita (interpretata da Federica Rosellini), una giovane che pur di ritrovare l’uomo che ama accetta coscientemente (“il patto col diavolo” che riporta al Faust di Goethe) di essere la Regina del gran ballo del plenilunio di primavera organizzato da Woland (ovvero Satana), ed il Maestro (interpretato da Francesco Bonomo, che veste anche i panni di Ponzio Pilato), un uomo senza più nome, colui che ha scritto un romanzo su Ponzio Pilato e la crocifissione di Cristo, che nessuno ha voluto pubblicare, conducendolo alla disperazione; è la storia tormentata di un uomo, Ponzio Pilato, prefetto romano e governatore di Palestina, che si ritrova nella condizione di dover decidere del destino di un innocente. E’ un dramma sulla ricerca della verità ma è soprattutto un dramma sulla miseria umana, dell’ipocrisia delle sue fragili certezze che il Diavolo fa emergere potentemente in tutte le sue contraddizioni. E così l’arrivo a Mosca di Woland (interpretato da Michele Riondino) e del suo seguito infernale (Korov’ev, Beemoth ed Hella) scatena, nell’arco di pochi giorni, una serie di eventi destinati a sconvolgere gli equilibri.

Nella scena di apertura l’intellettuale Berlioz ed il poeta Ivan discutono sulla indimostrabilità dell’esistenza di Gesù Cristo quando, tra i due, s‘intromette Woland (Satana) ridendo sarcasticamente alle inconsistenti motivazioni addotte; quindi predige la morte, e le relative modalità,  di Berlioz che puntualmente si verificherà poco dopo sotto gli occhi del poeta Ivan che, in preda al terrore ed alla follia, viene condotto in un manicomio, dove troverà il Maestro. Nel mentre Woland ed il suo seguito riescono a mettere in scena a teatro uno spettacolo di magia nera, al solo scopo di trovare una regina da portare al gran ballo demoniaco da egli organizzato. All’assurda rappresentazione assisite Margherita che viene scelta per il ruolo. Invitata il giorno dopo decide consapevolmente di accettare; alla fine del ballo Woland  le offre così una ricompensa e Margherita sceglie di ritrovarsi con il Maestro. Dopo la ricongiunzione dei due amanti, l‘apostolo Levi Matteo informa Woland che il romanzo del Maestro è stato letto da Jeshua e gli chiede di dare loro la pace, non essendosi resi meritevoli della luce. Woland raggiunge quindi il Maestro e Margherita per dar vita ad un finale inatteso, ma non del tutto sorprendente, che riconduce al tema iniziale, al ruolo di Woland stesso, al senso di libertà, alla ribellione contro i dogmatismi.

Quasi tre ore di rappresentazione scorrevole, vissute con interesse crescente, dal ritmo incalzante che suscita alternativamente riflessioni assolute sull’amore e la natura dell‘uomo e sarcastiche risate, concluse con la sincera acclamazione del pubblico. Repliche fino al 3 febbraio. A comporre il cast, oltre i tre protagonisti, Oskar Winiarski (nella duplice veste di Jeshua e del poeta Ivan), Giordano Agrusta, Carolina Balucani, Caterina Fiocchetti, Michele Nani, Alessandro Pezzali, Francesco Bolo Rossini e Diego Sepe.

Stefano Tardi

 

 

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