È Lo Schiaccianoci italiano più bello, uno dei più interessanti della storia della danza, senz’altro uno dei più incantevoli: sulle familiari note di Čajkovskij e con le variopinte scene e i costumi di
La ripresa dello spettacolo coincide con il 10° anniversario della scomparsa di Emanuele Luzzati, che ha fatto risplendere le scene italiane e mondiali con i colori della sua tavolozza e l’arcobaleno della sua fantasia, nonché con il 200° anniversario della pubblicazione della novella di E.T.A. Hoffmann – Schiaccianoci e il Re dei Topi – da cui deriva la trama del balletto. La maggior parte delle edizioni dello Schiaccianoci – a partire dalla prima versione del coreografo Marius Petipa (San Pietroburgo, 1892) – si rifanno all’adattamento della novella hoffmanniana da parte di Alexandre Dumas, il quale vi introdusse quantità industriali di zucchero filato e di luci scintillanti e persino cambiò il nome della piccola protagonista: da Marie a (non a caso) Clara. La storia originale, invece, predilige le ombre e le tinte forti, spesso assenti dalle altre versioni del balletto
In questa versione, creata da Amodio nel 1989 per Elisabetta Terabust e Vladimir Derevianko, durante gli anni d’oro di ATER Balletto di cui egli era all’epoca direttore, lo Schiaccianoci del titolo non è il prodotto di un sortilegio, bensì della fantasia di una bambina, la quale (come tutti i bimbi) gioca e parla coi suoi giocattoli, facendoli vivere nel mondo magico della sua immaginazione, dove uno schiaccianoci può benissimo essere un principe, un’ombra sulla parete può diventare un drago; un mondo in cui desiderio e paura, sogno e incubo si sovrappongono in continuazione. Una rivisitazione in chiave psicologica del balletto normalmente popolato da fate, che lascia tuttavia intatto l’elemento fiabesco, poiché nulla vi è di più magico della fantasia infantile.
Quello di Amodio/Luzzati allora è uno Schiaccianoci che si rivolge a grandi e piccini e s’inserisce nell’ambito dell’impegno personale di Daniele Cipriani a recuperare il repertorio italiano del balletto della seconda metà del Novecento. Questa produzione ne è una colonna portante, esempio delle vette artistiche toccate quando alla robustezza del pensiero tedesco e all’anima russa che impregna la partitura si uniscono anche l’estro e la fantasia italiani: la coreografia di Amedeo Amodio, le scene e costumi di Emanuele Luzzati, le “ombre” ideate dal Teatro Gioco Vita e qui realizzate della Compagnia teatrale Asina sull’Isola, gli inserimenti musicali di Giuseppe Calì – volti a dare risalto all’odore sulfureo che, ogni tanto, s’insinua tra le note di Čajkovskij.
Come sottolinea Cipriani: “Sono felice quando i sogni diventano realtà. Non sopportavo l’idea che un allestimento importante come Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio/Emanuele Luzzati, fosse da anni nei depositi di Aterballetto, destinato a perdersi: ho avuto il coraggio di acquistarlo e farlo rivivere, insieme ad altri allestimenti importanti tra cui la Coppélia di Amodio/Luzzati /Spinatelli. Sono lavori che fanno parte della storia del balletto italiano”.
Ma il dicembre della danza non finisce qui. Dal 13 al 22 dicembre al Piccolo Teatro Strehler i milanesi vedranno un grande balletto classico dal taglio fiabesco che mantiene intatta la magia e l’incanto del racconto di Perrault: è la Cenerentola di Frédéric Olivieri sulle musiche di Sergej Prokof’ev, coreografia creata dal direttore della Scuola di Ballo Accademia Teatro alla Scala per i suoi giovani allievi.
Dopo le feste, invece, sarà la volta de Lo schiacchianoci on Ice, che trasformerà il teatro degli Arcimboldi in una pista di pattinaggio sul ghiaccio. L’anteprima dello spettacolo, il 17 gennaio (che poi continua 18-19 gennaio), è a favore di Progetto Arca, che ha preso accordi con la compagnia e il teatro per devolvere tutto il ricavato della serata a sostegno delle famiglie con minori di cui la onlus si occupa quotidianamente.
The Imperial Ice Stars tornano in Italia dopo il successo al Teatro degli Arcimboldi de “Il Lago dei Cigni On Ice” e “La Bella Addormentata on Ice”. La particolarità degli spettacoli di The Imperial Ice Stars è quella di aver coniugato le più amate partiture classiche con coreografie mozzafiato e narrazioni romantiche, creando così un mix di adrenalinica danza su ghiaccio e interpretazione drammatica.
Evgeny Utkin