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Come la UE uccide il Made in Italy

Questo discorso può venire esteso a molti settori, come ad esempio il tessile, il calzaturiero, il tecnologico, ma stavolta vorrei soffermarmi sull’alimentazione, visto che è strettamente Made-in-Italy o made-in-Chinacollegata alla salute di noi tutti.

Per deformazione professionale, ma anche curiosità personale, mi piace girare tra gli scaffali della grande distribuzione per verificare le etichette dei prodotti tipici del nostro Paese. Sono rimasta parecchio infastidita in particolare da un paio di alimenti base delle famosa ed apprezzata dieta mediterranea, la pasta e l’olio extra vergine di oliva.

Entrambi sono parte importante delle eccellenze Made in Italy, prodotti in varie zone del Belpaese da artigiani esperti del settore; i quali ci mettono impegno e passione per offrire al consumatore alimenti di notevole qualità, tutelati dalle normative, apprezzati ed esportati in tutto il Mondo… almeno in teoria…

La maggior parte delle etichette ci dice purtroppo il contrario; anche se in caratteri minuscoli, davvero difficili da leggere, si scopre che:

  1. A) Per quanto riguarda la pasta di grano duro, che in bella mostra e con caratteri enormi riporta la dicitura “prodotta in Italia“, ispezionando poi la confezione, si nota la minuscola scritta “con grano proveniente da Paesi UE ed extra UE“.

Molto di questo “grano estero” proviene dal Canada e costa meno rispetto a quello prodotto qui, nonostante le spese di trasporto. Peccato si tratti di una materia prima di scarto, contaminata da micotossine molto dannose, che per Legge i canadesi non possono utilizzare neppure come mangime per animali, e che svendono a noi pur di liberarsene, evitando così i costi di smaltimento.

Questo avviene già dal 2006, grazie alla UE , che ha alzato i livelli di micotossine consentite nel grano duro; motivo per cui ciò che in Canada viene considerato rifiuto tossico, viene esportato in Europa, quindi miscelato con quello locale, soprattutto nel Sud Italia, ed utilizzato per produrre pasta e prodotti da forno.

Le conseguenze?  Pessime, per l’economia e per la salute.

A livello economico, purtroppo si hanno sempre meno terreni adibiti alle coltivazioni nel nostro Paese, con conseguenti perdite finanziarie ed occupazionali.

A livello sanitario, stiamo assistendo ad un aumento della patologie autoimmuni e di tipo infiammatorio del tratto gastro-intestinale, tra cui la dibattuta gluten sensitivity, la sensibilità al glutine, che mima i sintomi delle celiachia, ma che non viene considerata tale dal Servizio Sanitario Nazionale. In questo caso il problema non nasce dalla proteina in sé (come avviene invece nella celiachia, dove compare un’intolleranza), ma deriva proprio da una micotossina, denominata DON (deossinivalenolo), che altera le funzioni della parete intestinale.

  1. B) Discorso analogo per l’olio extravergine di oliva, che rappresenta(va) uno dei punti di forza del nostro sistema economico-produttivo e la cui qualità è sempre stata eccellente, tanto da meritare in alcuni casi le denominazioni DOP e IGP.

Al supermercato l’etichettatura degli oli di fascia media e bassa è praticamente uniforme e riporta la dicitura “prodotto con materie prime e semilavorati di provenienza UE ed extra UE“. Sì, anche in questo caso la UE ci mette lo zampino, aumentando la quantità importabile sia di materia prima che di prodotto finito, da Paesi esteri, in particolare dalla Tunisia, a scapito dei nostri uliveti e dei lavoratori locali.

La produzione di olio italiano negli ultimi anni subisce un brusco arresto, sia grazie al caso fake della Xylella, che grazie all’irrazionale provvedimento che porta la firma, manco a dirlo, di Federica Mogherini.

L’Alto Rapp… eccetera eccetera (nome altisonante che rappresenta il nulla), ha infatti nel 2015 proposto ed ottenuto a larga maggioranza in sede UE, un aumento di tonnellate di olio tunisino importato in Europa a dazio zero per il 2016 e il 2017.

Specifichiamo per completezza che l’olio tunisino presenta una qualità nettamente inferiore a quello italiano, e quindi ci chiediamo, anzi lo chiediamo alla Mogherini, il perché di questa iniziativa suicida.

Coincidenza strana, uno dei maggiori produttori è proprio l’allora Primo Ministro della Tunisia, Habib Essid, che casualmente era pure Direttore Esecutivo del Consiglio Oleicolo Internazionale… ma non vogliamo pensar male, vero?

In ogni caso, se siamo alla ricerca di un buon extra vergine dobbiamo passare alle bottiglie situate nella fascia di prezzo più alta, e cercare l’etichetta che riporta “prodotto in Italia a partire da materie prime 100% italiane”.

Pertanto, il consumatore accorto si deve munire di: portafoglio ben fornito, lente d’ingrandimento, tempo da perdere, ma soprattutto tanta pazienza (anche per reprimere eventuali impulsi al turpiloquio).

Volendo, possiamo discutere allo stesso modo della provenienza dei pomodori utilizzati per i condimenti, che arrivano soprattutto dalla Cina, sono molto spesso contaminati da sostanze tossiche, e vengono poi miscelati a quelli nostrani nelle salse pronte; ma anche di pesci, carni e altro ancora, tanto che a pensarci verrebbe quasi voglia di darsi al digiuno…

L’unica difesa del consumatore, al momento, è solo  una lettura attenta delle etichette, verificando pertanto che sia dichiarata la provenienza italiana delle materie prime, che un produttore serio ha tutto l’interesse ad evidenziare.

Certo è che, se estendiamo questo tipo di ricerca a tutto ciò che mettiamo nel carrello, forse dopo aver perso mezza giornata avremo fatto una spesa decente.

Comprenderanno pertanto i politicanti-burocrati della tanto decantata Unione Europea, se noi cittadini non ci uniamo ai “loro” festeggiamenti per il 60esimo anniversario di questa baraccata, ma siamo troppo impegnati a controllare ogni singolo ingrediente di ciò che mettiamo quotidianamente nei nostri piatti!

Eva Bergamo

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