Site icon Russia News / Новости России

LA RUSSIA CONTINUA AD ESSERE UN’OPPORTUNITA’ PER L’ITALIA ANCHE DAL PUNTO DI VISTA STORICO E CULTURALE

Pavia – Da quasi due anni, il rapporto fra i paesi occidentali e la Russia è diventato uno dei principali nodi spinosi della politica estera globale. La ritrovata grandezza vissuta dal gigante eurasiatico, unita al Russia opportunità o minaccia convegno a Paviafallimento politico di un’Unione Europea che non riesce a brillare di luce propria, hanno rimesso ormai in primissimo piano la posizione della Russia nello scacchiere mondiale.
Si è discusso non solo di questo nell’interessante convegno tenutosi stasera presso la Sala Comunale “Broletto” di Pavia dal titolo “Russia: opportunità o minaccia?”, organizzato da Olga Rozenkova, Riccardo Facchini e Antonio Sacchi,  moderato da Andrea Membretti – Sociologo dell’Università Bicocca di Milano – e che ha visto la partecipazione dello scrittore e storico Mikhail Talalay, esperto nelle relazioni fra il nostro paese e la Russia, del collega giornalista economista e politologo, Evgeny Utkin, della Professoressa di Lingua e Civiltà Russa Marica Fasolini dell’Università di Pavia, del Presidente del Consiglio Comunale di Pavia Antonio Sacchi, ed infine dello storico Marco Galandra.
Il Presidente del Consiglio Comunale Antonio Sacchi ha esordito ringraziando il Circolo Culturale Russo del capoluogo pavese, testimoniando “il grande amore che mi lega a questo paese dal punto di vista culturale, considerando i viaggi che ho fatto in Russia nel 1975 e nel 1988. Avevamo già la percezione assai netta – ha proseguito – dell’illiberalità del regime dittatoriale esistente lì e lo dico da -allora-esponente del PCI che comunque apprezzava altri aspetti della società russa che poi avrebbe espresso il riformismo di Gorbaciov. La vittoria sul nazismo non è da attribuire solo all’ideologia comunista, bensì all’intero popolo russo, tant’è vero che quella di Stalingrado viene ricordata come la battaglia principale della Grande Guerra Patriottica. Sono poi tornato nel 2007, quando la Russia si è lasciata alle spalle anche il periodo immediatamente successivo al crollo del comunismo, pur senza raggiungere ancora oggi i tratti di una società autenticamente liberale e democratica. Nella mia ultima visita sono stato anche a Chernobyl, davanti al “sarcofago” e nella città fantasma di Prypiat dove chiunque vuole informarsi sulle conseguenze di un disastro atomico avrà tutti gli elementi utili per potersi fare un’idea. Se gli USA ei Paesi Alleati, più di 70 anni fa, hanno stretto un’alleanza con Stalin per abbattere il nazismo – ha poi concluso – allo stesso modo sarebbe ora che i Paesi Occidentali si decidano di fare altrettanto con la Russia di Vladimir Putin per distruggere il pericolo e la minaccia rappresentati dallo Stato Islamico”.            Ha poi preso la parola lo storico Marco Galandra citando alcuni aneddoti quasi sconosciuti sulla Russia nel periodo di Eltsinche non esitava a cannoneggiare i propri oppositori politici” e di come “sia convinto che i rapporti fra l’Italia e la Russia possano tornare ad essere saldi, nonostante le note vicende, anche grazie alla cultura. Può essere un’opportunità valida per entrambi ed il mio auspicio è che possano tornare a prosperare, anche grazie a lodevoli iniziative come queste”.
Lo storico Mikhail Talalay ha invece finalizzato il proprio intervento sulla presenza della comunità russofona nel nostro paese, dalla seconda guerra mondiale ad oggi, osservando come “nel corso delle mie ricerche, abbia notato come i rapporti fra italiani e russi siano sempre stati e continuino ad essere molto felici. Ciò lo dobbiamo all’attrazione reciproca fra questi due popoli, considerando il fascino esercitato dalla musica e dalla letteratura russe verso gli italiani, e viceversa. Mi viene spontanea questa battuta: “un italiano è un russo allegro, mentre un russo è un italiano triste”, e questo lo dico a testimonianza del fatto che la simpatia reciproca ha resistito anche nonostante i momenti difficili come la guerra di Crimea, il conflitto sabaudo o soprattutto quando l’Italia nella Seconda Guerra Mondiale era alleata dei nazisti. Mussolini mandò nell’ex URSS circa 230.000 militari di cui  70.000 furono imprigionati, e di questi soltanto 12.000 riuscirono a fare ritorno a casa. Il nostro poeta Mikhail Svetlov aveva descritto in maniera struggente e compassionevole l’incontro che ebbe con il cadavere di un giovane soldato di Napoli, nonostante che fosse un nemico. Le donne russe ed ucraine durante la guerra hanno prestato soccorso ai soldati italiani, al contrario di quello che accadeva con i tedeschi con i quali i rapporti non erano per niente buoni. L’anniversario della vittoria contro il nazifascismo è stato assai sentito in Russia, al contrario di quello che è successo in Occidente, perché le perdite umane nel mio paese sono state incalcolabili. Pensate che nella famiglia di mia nonna, sono stati uccisi dai nazisti tutti i maschi. La cosa più triste è che questa festa, che avrebbe dovuto unirci tutti, in realtà si è svolta in un clima di grande tensione e contrasto. L’assenza dell’Europa dalla Piazza Rossa, molti russi lo considerano un vero e proprio tradimento”.
Talalay ha poi evidenziato alcuni interessanti aspetti storici, molti dei quali praticamente ignoti all’opinione pubblica, che hanno tirato in ballo, in particolare i silenzi e le bugie dell’ex regime comunista sovietico. “In un mio libro – ha proseguito – ho deciso di provare a ricostruire quei luoghi in cui la presenza dei partigiani sovietici era notevole, incontrando quelle persone che avevano un qualche legame con la Resistenza e raccogliendo la loro incredibile testimonianza. In particolare, ho dedicato molto tempo alle vicende dei militari azerbaigiani che hanno avuto un ruolo non trascurabile. Pensate inoltre che molti dei russi bianchi che hanno aiutato i partigiani sovietici, in quel periodo, erano stati espulsi dall’URSS e non erano affatto favorevoli al comunismo.  Ma nonostante ciò, piuttosto che passare dalla parte dei nazifascisti, preferirono, sia pur mal volentieri, aiutare i soldati dell’Armata Rossa. Per questo motivo, molti di loro si trovavano in mezzo a due fuochi e nel secondo dopoguerra vennero imprigionati. Quasi tutti i fuggiaschi russi e sovietici volevano continuare la lotta armata, e solo una piccola parte di loro hanno deciso di aspettare la fine della guerra in un paese neutrale come la Svizzera. Un altro aspetto che è sempre stato sottaciuto dalla storiografia ufficiale, è stato il silenzio colpevole e complice sugli ebrei, da parte della Chiesa Cattolica in quel periodo così drammatico. La propaganda sovietica non ha mai detto nulla sull’aiuto dato da una parte del clero, soprattutto quello di origine slava, nei confronti dei partigiani impegnati sul fronte”.
Sugli aspetti legati alla ancora insufficiente conoscenza della lingua e della cultura russa, si è invece incentrato l’intervento della Docente di Lingua e Cultura Russa, Marica Fasolini. “La mia esperienza di studentessa prima e docente poi – ha raccontato – mi porta oggi a sostenere che il principale motivo di interesse per approfondire la conoscenza della lingua e della cultura russa, agli inizi degli anni ’80, era legato alla contrapposizione fra chi era interessato a Dostoevskij piuttosto che di Cechov o di Tolstoj. Così come alcuni studenti erano affascinati da aspetti ovviamente di natura ideologica e politica. Il principale motivo di attrazione, almeno per me, è nella letteratura insieme alla complessità di questa lingua. Sono stata nel 1985 in viaggio con i miei professori, nell’ex Unione Sovietica, a Mosca ed a San Pietroburgo e ricordo le enormi difficoltà che esistevano all’epoca per poter visitare quel paese. In quegli anni le procedure per poter accedere in quel paese erano assai più complesse, rispetto ad oggi. In particolare, mi hanno colpito alcuni aspetti della vita quotidiana che dal nostro punto di vista mai avevamo immaginato e che oggi purtroppo non esistono più, perché sono stati cancellati dalla globalizzazione. Oggi si può accedere in questo mondo così particolare, in modo molto più facilitato grazie ad Internet ed ai social come Facebook. Consiglio in tal senso a tutti di approfondire la conoscenza e riscoprire il gusto della scoperta sulla Russia, anche perché in molti ritengono che la sua lingua possa offrire interessanti sbocchi lavorativi. Sarebbe il caso di assecondare la richiesta di chi vuole studiare questa lingua così importante per trovare una valida occupazione, perché attualmente è ancora troppo poco diffusa. In attesa di avere un segnale positivo in tal senso dalle istituzioni preposte – ha quindi concluso – rinnovo a tutti l’invito di ampliare la visione e la lettura dei film e dei libri fatti in lingua russa”.
Molto interessanti invece le considerazioni e le analisi di carattere geopolitico fatte dal collega Evgeny Utkin.   “Da russo allegro ed italiano triste – ha esordito – ho notato come ultimamente in Europa, si sia iniziato a distinguere ad esempio russi ed ucraini come etnie.  Un po’ come accadde quando si dissolse l’ex Jugoslavia. Ovviamente, mi auguro che fra Russia ed Ucraina non si arrivi mai ai livelli, che purtroppo ha toccato quel conflitto. L’Italia ha perso tantissimo in questi anni, dal punto di vista economico. C’è chi dice che ci sono stati 200 milioni di euro di perdite, così come qualcun altro porta questa cifra addirittura a 10 miliardi. Ma non sono certo questi numeri, il problema. L’Europa rischia di perdere 200 mila posti di lavoro, e Germania ed Italia sono i mercati più colpiti. Soprattutto per l’Italia, la situazione è ancora più dolorosa perché qui la crisi si sta facendo sentire già in modo assai incisivo. Renzi continua ad avere una posizione assai ambigua, perché vorrebbe fare di più nei rapporti con la Russia, ma  in realtà  non può schierarsi in modo troppo palese. Certo, ciò che è accaduto in Francia ha cambiato completamente la considerazione che l’opinione pubblica aveva in merito all’azione dei russi in Siria. Tutti fino ad appena una settimana fa li consideravano alla stregua di “invasori”. Adesso che bombardano insieme ai francesi, va tutto bene. Da un lato, l’America dichiara di fare la guerra all’ISIS, attraverso le dichiarazioni di facciata del proprio presidente Obama. Dall’altro invece, provvede a finanziare questi terroristi attraverso i soldi provenienti dalla vendita del petrolio, estratto da pozzi che la Russia sta colpendo in modo assai mirato. In molti giornali – ha quindi terminato – non a caso, l’indice di gradimento di Putin arriva anche al 96%!”
Rispondendo poi alle domande del  pubblico presente in sala, Utkin ha sottolineato come “l’alleanza energetica fra Russia e Cina, in realtà risponda, al soddisfacimento di reciproci interessi. Ma non con quell’amore che invece la Russia ha sempre avuto con l’Europa e l’Italia. Con questo voglio solo dire che, in merito ai rapporti con il vostro paese, mi auguro che non si arrivi mai al punto di non ritorno. Il problema più difficile da risolvere è che l’Europa non vuole arretrare dalle proprie posizioni di intransigenza. E questo pone la Russia in una posizione ugualmente rischiosa nella lotta contro il terrorismo islamico. Tutti abbiamo visto che, negli attentati in Francia, l’ISIS si è posto come scopo quello di incutere paura. Sicuramente sono stati commessi dei grossi errori da parte dei paesi europei, soprattutto della stessa Francia e dall’Inghilterra”.

Barbara Cassani

CLICCA MI PIACE:
Exit mobile version