Pubblicato il Luglio 25th, 2014 | Da admin
0LA GONDOLA A VENEZIA
La Гондола, типичная лодка Венеции.
È un’imbarcazione a remi propria di Venezia, oggetto di progressive trasformazioni nei secoli, fino a diventare il natante più caratteristico della città, con struttura sobria e particolarmente apprezzata sotto il profilo estetico. L’etimologia del termine si palesa incerta, riconducibile, secondo alcuni, al termine greco Kondyle (conchiglia), secondo altri al latino Cymbula (barchetta). Testimonianza del secolare accomunarsi di esperienze ed intelligenze la gondola nasce e si modifica per esigenze pratiche ed estetiche, e la sua evoluzione può essere ascritta ad una logica consequenziale fra necessità e coerenti soluzioni, in maniera analoga allo sviluppo delle carrozze sulla terraferma, spesso altrettanto individuabili come dei gioielli di tecnica ed eleganza.
Se ne ha notizia fin dal secolo XI°, ancorché di dimensioni sensibilmente maggiori (perfino con dodici remi) rispetto alla tipologia in atto. Il lusso, talora sfrenato (con parti ricoperte di oro fuso), che contraddistingueva alcuni esemplari, suscitò in più occasioni, nei secoli XVI° e XVII°, l’intervento delle autorità di governo (volto a contenere gli eccessi), fino alla definitiva disposizione di adoperare, sia per gli ornati che per gli addobbi, unicamente il colore nero (ordinanza del Senato dell’8 ottobre 1562).
Uno degli elementi più tipici è il ferro di prua (altrimenti noto come dolfin), che soltanto nel XVIII° secolo assunse la forma tuttora mantenuta, epoca in cui venne raggiunta la piena evoluzione del mezzo, ragionevolmente sulla base di consuetudini di cantiere di un gruppo di costruttori prevalentemente di origine cadorina. La tecnica specifica per la realizzazione della gondola, propria dei cosiddetti maestri d’ascia, è stata tramandata nel tempo da padre in figlio.
La gondola (la cui struttura ondamentale viene eseguita in un cantiere detto squero) è costruita con fasciame di quercia; la spigolatura del fondo è di larice; il pescaggio di abete cadorino; i trasti (elementi strutturali, in misura di cinque, consistenti in una tavola trasversale che congiunge le fiancate, a livello di coperta, piatti ma con varie piegature per adattarli ai punti di appoggio, da prua a poppa) di noce o di ciliegio; la parte intagliata della coperta di tiglio.
Le forcole (la più importante ai fini della propulsione essendo quella di poppa, ove presenti in più esemplari), notevoli per le varie curve ed incavi adatti ai molteplici movimenti ed appoggi del remo, sono di radica di noce; i remi di faggio. La solida vernice lucida che riveste per intero lo scafo si basa specialmente sull’olio di lino misto a nerofumo.
Il natante presenta le misure indicative come di seguito, nella tipologia classica: lunghezza m. 10,75 dalle due estremità; larghezza massima, all’esterno, m. 1,75; carena a fondo piatto; peso variabile tra 4 e 5 quintali; portata fino a 6 persone. Il ferro di prua (dapprima in acciaio, in epoca recente in alluminio) rappresenta, nella tradizione, i sei sestieri di Venezia – San Marco, San Polo, Santa Croce, Dorsoduro, Cannaregio, Castello – (i sei denti rivolti in avanti), la Giudecca (il dente rivolto all’indietro) ed il cappello del doge, l’archetto sopra il dente più alto del pettine simboleggiando il ponte di Rialto, la “S” che parte dal punto più alto per arrivare a quello più basso del ferro raffigurando il Canal Grande. In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture, sorta di ricami detti “foglie”, posti fra le sei barrette anteriori, che individuano le tre isole più importanti fra quelle della laguna veneta, ovvero Murano, Burano e Torcello. Merita segnalare, in proposito, anche una interpretazione aggiuntiva: il primo dente dei sestieri (San Marco) che continua dall’altra parte del corno dogale con altro dente (l’isola della Giudecca) costituisce il braccio corto di una croce, mentre quello più lungo è formato dall’asse ideale che attraversa, per la lunghezza, tutto il ferro.
Appare opportuno anche un cenno al ferro di poppa, molto più piccolo di quello di prua e con funzioni principalmente di protezione dagli urti, individuato dal termine risso. Un tempo indispensabile elemento costitutivo dell’imbarcazione era il felze (molto utilizzato nell’800 ed oggi in disuso), in origine cappotta smontabile, in lana nera e fiocchi di seta, dai finestrini laterali, successivamente evolutasi in cabina asportabile posta al centro della gondola, adoperata in caso di avverse condizioni atmosferiche.
Una delle singolarità più ragguardevoli, dal punto di vista tecnico ed estetico, è la sensibile e proficua deviazione dell’asse mediano (accentuatasi in maniera decisa all’inizio del Novecento), per agevolare il procedere della gondola ed assecondare i movimenti del gondoliere, cui fa riscontro, con funzione bilanciante, il ferro di prua, del peso di circa 20 Kg.
Comunemente la gondola viene condotta da un solo rematore, che, con una palata caratteristica, provvede assieme alla marcia ed alla direzione dello scafo; può tuttavia essere armata fino a quattro remi.
La corporazione dei gondolieri (sorta di “associazione di categoria” costituita nei secoli passati) era governata da uno statuto, detto mariègola, in cui si stabilivano i doveri degli appartenenti; dai relativi atti è emersa, fra le altre, la notizia che alla metà del Settecento si contavano a Venezia circa millecinquecento gondole.
In atto la gondola svolge un ruolo folcloristico, precipuamente ad uso e consumo dei turisti. Viene tuttavia utilizzata come mezzo di attraversamento del Canal Grande (per esempio in prossimità della Cà d’oro; con il luogo di transito individuato come “Calle del traghetto”) con due rematori, uno a poppa e l’altro a prua; oppure come mezzo per competizioni sportive (p. es. la Regata storica) con dimensioni più contenute rispetto a quelle classiche, donde l’appellativo di”gondolino”, a due rematori.
Francesca Brienza