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“La Gioconda”: prima rappresentazione al Teatro Filarmonico di Verona

Il melodramma più importante dell’Italia appena unificata, dopo i successi di Verdi e prima di quelli di Puccini, va in scena per la prima volta al Filarmonico veronese in un nuovo allestimento coprodotto da sette teatri: capofila Verona, che propone per le grandi voci necessarie al titolo l’astro della giovanissima Monica Conesa, i tenori Angelo Villari e Samuele Simoncini, il villain di Angelo Veccia, diretti con Orchestra e Coro dal M° Ommassini. Regia e scene di Filippo Tonon, che firma i costumi con Carla Galleri, luci di Fiammetta Baldiserri e coreografie di Valerio Longo.

Amilcare Ponchielli (1834-1886), scomparso prematuramente da stimato docente di composizione a Milano, maestro di Puccini e Mascagni, faticò molto per emergere nell’affollato panorama dell’Ottocento italico: a dominare era ovviamente il maturo Giuseppe Verdi, imitato e inimitabile, mentre i più giovani rivolgevano lo sguardo oltralpe per cercare in Wagner e nel sinfonismo una via all’opera dell’avvenire. Ponchielli, organista, direttore di banda, compositore solido di titoli non troppo fortunati, si fece notare con un adattamento dei Promessi sposi e col successo del grand-opéra I Lituani: l’occasione d’oro che lo consacrò nel repertorio venne quando l’editore Ricordi gli commissionò una nuova opera affiancandogli il librettista più dotto e rivoluzionario della generazione scapigliata: Arrigo Boito (che si firmò con l’anagramma Tobia Gorrio). Ne risultò La Gioconda, dramma a tinte forti, fra tradizione e innovazione, con occasioni di spettacolarità corale, celebri danze, colpi di scena e banco di prova vocale. Dall’esordio alla Scala nell’aprile 1876 (diretta dal veronese Franco Faccio), l’autore ritoccò più volte l’opera, destinata al successo e all’incontro con i più grandi interpreti vocali degli ultimi centocinquant’anni.

La vicenda. Originata dal dramma di Victor Hugo Angelo, tiranno di Padova, che ispirò a Mercadante l’opera Il Giuramento, trova forma propria con Boito. Gioconda, umile cantatrice veneziana del ‘500 con madre cieca a carico, fugge l’amore di Barnaba cercando invece quello di Enzo. Ma Barnaba è una temibile spia del Consiglio dei Dieci mentre Enzo (genovese dei Grimaldi bandito dalla Serenissima) ritrova a Venezia il suo primo amore Laura, divenuta moglie del nobile Alvise Badoero, capo dell’inquisizione, e medita con lei la fuga. Scoperta la tresca, Gioconda è combattuta fra l’odio e il perdono: Laura infatti ha salvato dal linciaggio la povera madre della protagonista. Vincerà la misericordia: Gioconda aiuterà più volte la rivale, anche a prezzo dell’estremo sacrifico di sé. Malefico e onnipresente burattinaio è Barnaba (per Boito, già autore di Mefistofele, prototipo di Jago tradotto da Shakespeare per l’Otello verdiano), che guida le vicende fra intrighi, gelosie, avvelenamenti, ricche melodie (di Ponchielli) e moderni colpi di scena.

Il virtuosismo del librettista stimolò da subito il compositore a cercare soluzioni musicali che abbracciassero l’aria convenzionale con un declamato più libero e teatrale: La Gioconda richiede quindi voce e carisma non solo alla primadonna ma a tutti i ruoli principali. Doti che non mancavano ai nomi coinvolti nelle dieci produzioni areniane dal 1925 al 2005: solo per citarne alcuni, Giannina Arangi Lombardi, Benvenuto Franci, Irene Minghini Cattaneo, Beniamino Gigli, Caterina Mancini, Mario Del Monaco, Giulio Neri, Fedora Barbieri, Giuseppe Di Stefano, Aldo Protti, Ivo Vinco, Fiorenza Cossotto, Carlo Bergonzi, Mario Zanasi, Angeles Gulin, Cornell MacNeil, Ghena Dimitrova, Luciano Pavarotti, Piero Cappuccilli, Giovanna Casolla, Franco Bonisolli, Andrea Gruber, Marco Berti, diretti dai maestri Failoni, Marinuzzi, Serafin, Votto, Molinari Pradelli, Guadagno, Renzetti. Ma il titolo è legato ad un nome che su tutti si impone come spartiacque storico, sia per l’interpretazione de La Gioconda che per il mondo musicale ben oltre le mura di Verona: Maria Callas, che da ventitreenne sconosciuta esordì all’Arena di Verona nel 1947 come titolare di un cast comprendente Richard Tucker, Elena Nicolai, Nicola Rossi Lemeni e Carlo Tagliabue, per tornarvi da stella nel ’52 e lasciare il proprio nome nella leggenda. La Divina Greca, come l’amico Franco Zeffirelli, compie idealmente cento anni nel 2023, anno in cui all’Arena si terrà l’atteso Festival numero 100. 

A settantacinque anni da quello storico debutto, e a diciassette dall’ultima produzione in Anfiteatro firmata da Pizzi, Fondazione Arena propone un nuovo esordio: quello del capolavoro di Ponchielli sul palcoscenico del Teatro Filarmonico, coprodotto con lo Slovene National Theatre di Maribor, i Teatri di OperaLombardia e il Massimo Bellini di Catania. Il nuovo allestimento è firmato da Filippo Tonon per regia, scene e costumi (con Carla Galleri), con Fiammetta Baldiserri (luci) e Valerio Longo (coreografie) e diretto dal veneziano Francesco Ommassini, che guiderà l’Orchestra e il Coro areniani anche nelle repliche lombarde di novembre a Cremona (4 e 6), Como (10 e 13), Brescia (18 e 20) e Pavia (24 e 27) dove per la prima volta le maestranze artistiche accompagnano la produzione in tournée.

Gli artisti impegnati sulla scena sono tutti di rilievo internazionale e di estremo interesse nell’alternanza di due cast in cui spicca la provenienza areniana, a cominciare dalla giovanissima cubano-americana Monica Conesa che ha fatto il suo debutto in Anfiteatro come titolare di Aida, l’opera regina, ed esordisce ora al Filarmonico nei panni della protagonista, affrontando l’impegnativo ruolo di Gioconda per la prima volta. L’impervia parte di Enzo Grimaldo è affidata ai tenori Angelo Villari (al debutto veronese) e Samuele Simoncini (già applaudito Radamès e Calaf in Anfiteatro), mentre il perfido Barnaba è interpretato dal baritono Angelo Veccia (anch’egli all’esordio al Filarmonico). Alvise Badoero è interpretato dal basso coreano Simon Lim e la di lui moglie Laura Adorno è affidata al mezzosoprano polacco Agnieszka Rehlis e a Teresa Romano (entrambe al debutto). Voci importanti sono impiegate anche nei ruoli di fianco, come la Cieca di Agostina Smimmero, lo Zuane di Alessandro Abis e l’Isepo di Francesco Pittari. Completano il cast gli areniani Francesco Azzolini (un Cantore), Maurizio Pantò (un Pilota), Nicolò Rigano (un Barnabotto), Dario Righetti e Jacopo Bianchini (voci) e, nel nuovo spettacolo ricco e articolato, la partecipazione straordinaria del Coro di Voci bianche A.Li.Ve. diretto da Paolo Facincani. Le coreografie coinvolgono le tre prime ballerine Evgenija Koskina, Tetiana Svetlicna, Mina Radakovic: nella celeberrima Danza delle ore, nel concetto di Valerio Longo, queste figure inumane intrattengono gli invitati alla festa di Badoero, rappresentando il Tempo che arriva, il Tempo che resta e il Tempo che fugge.

«Questa nuova Gioconda porta una produzione di ampio respiro al Filarmonico: – dichiara il Sovrintendente e Direttore Artistico Cecilia Gasdia – uno spettacolo che, con artisti affermati e giovani di talento, porta voci “areniane” anche nella stagione invernale della Fondazione, dimostrando il rilievo che diamo al nostro Teatro, che lavora tutto l’anno e che merita l’attenzione e l’affetto del pubblico veronese in primis. Abbiamo inoltre scommesso su di un titolo fondamentale del repertorio che oggi è un po’ meno frequente ma che rivelerà, grazie all’arte e all’impegno dei suoi interpreti, tutta la forza e il fascino del grande melodramma».

«La Gioconda è un’opera nata in un periodo di ripensamento del melodramma – dichiara il M° Francesco Ommassini – e lo stesso Ponchielli ne era consapevole, diviso fra le tradizioni dell’opera italiana e la ricerca del nuovo, offertagli dall’ambizioso libretto di Boito. Il mio, anzi il nostro compito, è quello di trovare un equilibrio fra le due direzioni che l’opera percorre simultaneamente, sottolineando ciò che è nuovo e raffinato ma senza vergognarci dei facili effetti o edulcorare passaggi che sono stati concepiti per il canto e il teatro proprio dall’autore».

Il regista Filippo Tonon, che colloca la vicenda negli anni in cui fu composta l’opera, la considera il primo frutto del Verismo italiano, «movimentato influenzato dal Naturalismo francese, che mirava a dare una rappresentazione oggettiva della realtà sociale ed umana, evidenziandone le caratteristiche più umili, più contrastanti e, a volte, anche più sgradevoli. È una Venezia riconoscibile ma decadente, rappresentativa di un potere malato, sospettoso, fatto di spie, detenuto da un’aristocrazia che opprime il popolo e che sceglie le sue vittime».

La Gioconda debutta domenica 23 ottobre alle 15.30 (turno A) e replica mercoledì 26 ottobre (alle 19, turno C), venerdì 28 ottobre (alle 20, turno D) e domenica 30 ottobre (alle 15.30, turno B). Si ricorda che per l’accesso agli spettacoli non è più obbligatoria la presentazione di certificazione verde Covid-19 né l’uso della mascherina.

Con la Stagione Lirica 2022, riprendono le iniziative di Arena Young, rivolte a studenti e personale di scuole, università, accademie. Sono disponibili posti venerdì 21 ottobre alle 16 per l’anteprima giovani de La Gioconda al prezzo speciale di € 5 a biglietto.

È confermato anche il Ritorno a teatro: un percorso di avvicinamento all’opera e alla musica sinfonica proposto dalla Fondazione Arena di Verona. Il mondo della Scuola potrà assistere alle rappresentazioni in cartellone per la Stagione Artistica 2022 al Teatro Filarmonico, con l’opportunità di partecipare ad un Preludio un’ora prima dello spettacolo: un momento di approccio alla trama, ai personaggi e al linguaggio del teatro in musica, che avrà luogo nella prestigiosa Sala Maffeiana. Per Orlando furioso è possibile partecipare al Preludio mercoledì 26 ottobre alle 18 e venerdì 28 ottobre alle 19.

RED

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