Mosca – L’Italia torna a essere il secondo mercato della Russia, scavalcando la Turchia e questo darà ragione a chi sostiene da tempo
la Russia copre il 40% del fabbisogno nazionale, l’Algeria il 25% e la Libia al 6%. mentre dal Qatar arriva la stragrande maggioranza del gas naturale liquido, lavorato al rigassificatore di Rovigo.
Un rapporto stretto al punto che a presiedere la società che gestisce il Nord Stream è stato anche Gerard Schröder: l’ex cancelliere socialdemocratico me ha assunto la carica subido dopo aver lasciato gli incarichi di governo ed essere stato uno dei fautori della joint venture nel Nord Stream. Non per nulla i russi vorrebbero raddoppiare il gasdotto del Baltico, aumentando così la quantità di gas da vendere in Europa occidentale facendo ancor più della Germania il loro alleato principale. Un progetto duramente osteggiato dall’amministrazione Trump, la quale sta facendo grandi pressioni sul governo di Angela Merkel perchè non ceda al corteggiamento di Valdimir Putin.
Allo stesso modo, la Ue ha ostacolato la realizzazione di un altro progetto di Gazprom in cui – in questo caso – era coinvolta l’Italia: si tratta della costruzione di un gasdotto sotto il Mar Nero, per portare il metano dalla Russia direttamente in Europa centrale: denominato South Stream, il cantiere è stato fermato quando erano già stati assegnati i lavori al gruppo italiano Saipem, quando era ancora controllato da Eni. Dopo una pausa di un paio di anni, dall’inizio del 2018, i russi hanno ripreso le opere cambiando il percorso e approdando non più in Bulgaria, ma in Turchia. L’idea di fondo è sempre la stessa: portare ancora più gas in Europa nel corridoio sud senza dove più passare – e pagare i relativi diritti di transito – dall’Ucraina. Ma anche stringendo contratti commerciali di fornitura di lungo periodo.
Ma il tema della dipendenza energetica è stato toccato anche dal direttore delle relazioni internazionali di Eni, Lapo Pistelli in audizione alla commissione Esteri del Senato: “Il nostro sistema energetico dipende quasi completamente dall’estero per il fabbisogno di gas naturale: la produzione nazionale è solo dell’8% e importiamo il
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