Roma – Mercoledì 7 giugno, presso la sede del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale di Palazzo della Farnesina e la sede della Società Italiana per
L’analisi Paese ha messo in luce criticità e punti di forza di un Paese che, sebbene stia cercando di fortificare il suo sistema produttivo e attirare nuovi
Durante il discorso inaugurale della Country Presentation il Ministro degli Esteri italiano Alfano e il Ministro degli Esteri armeno Nalbandian hanno discusso delle relazioni esistenti tra i due paesi e di possibili scenari di cooperazione economica; si sono in seguito dimostrati disponibili ad accogliere le domande del pubblico che hanno riguardato soprattutto i temi del terrorismo internazionale e del conflitto irrisolto del
Relativamente al tema del terrorismo Alfano ha ribadito la necessità di lavorare con tutti gli alleati a un strategia di lungo respiro che preveda accanto a una strategia securitaria, una strategia volta a favorire sia il dialogo politico che quello interreligioso.
In una domanda al Ministro degli Esteri armeno Nalbandian è stato evidenziato come ad oggi non solo la regione del Nagorno-Karabakh, ma anche sette distretti azerbaigiani adiacenti restino occupati illegalmente dalle truppe dell’Armenia, e i co-presidenti del gruppo di Minsk abbiano più volte dichiarato inaccettabile tale situazione. Gli è stato dunque chiesto quando l’Armenia pianifica di ritirare le sue truppe armate, come
Il tema del conflitto del Nagorno-Karabakh è stato al centro anche del secondo evento della giornata che ha avuto luogo presso la sede della
Quanto emerso rivela come la soluzione del conflitto sia minacciata prima di tutto dall’ignoranza pressoché totale dell’opinione pubblica mondiale relativamente ai fondamenti storici dello stesso che la rende vulnerabile agli sforzi di storici e ai propagandisti armeni di giustificare le pretese politiche e storiche del proprio Paese verso territori che storicamente non hanno mai fatto parte dell’Armenia. Per risolvere il conflitto bisognerebbe coniugare la realtà storica del conflitto con gli strumenti forniti dal diritto internazionale. Se ci si serve degli strumenti di diritto internazionale è possibile trovare alcune debolezze nelle rivendicazioni dell’Armenia. L’idea secondo cui l’Azerbaigian non avrebbe alcun diritto di avanzare pretese sui confini dell’epoca sovietica in considerazione della sua rinuncia alla successione statale risultata dal periodo sovietico, può essere risolta con il principio dell’ “uti possidetis juris” secondo il quale, al momento della conquista dell’indipendenza da parte dell’Azerbaigian valgono i confini
Particolarmente interessante è stata la domanda relativa al fatto che i richiami al principio di autodeterminazione dell’Armenia ricordino l’annessione della regione Sud Orientale della Cecoslovacchia da parte della Germania nazista nel 1938. L’Azerbaigian ha più volte specificato ad alti livelli che è pronto a riconoscere uno status di repubblica autonoma alla regione all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti e riconosce anche il diritto all’autodeterminazione della comunità armena all’interno di questa autonomia. Nel quesito al ministro si domandava l’opinione armena sulla possibilità di utilizzare il modello autonomistico del Trentino Alto-Adige per risolvere il conflitto del Nagorno-Karabakh.
L’Azerbaigian ha approfondito infatti vari modelli di autonomia nel mondo, inclusa la realtà del Trentino Alto-Adige e il suo particolare assetto autonomistico come valido aiuto nella risoluzione delle ostilità con l’Armenia. Purtroppo il ministro non è entrato nel merito della domanda, rilasciando dichiarazioni solo sul processo di
Relativamente al principio di autodeterminazione dei popoli rivendicato dall’Armenia e il presunto diritto di procedere all’annessione del territorio del Nagorno-Karabakh all’Armenia bisogna chiarire che, dal punto di vista del diritto internazionale la totalità degli armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh non costituiscono né una nazione né un popolo. La comunità internazionale si è pronunciata a favore dell’autodeterminazione della comunità armena del Nagorno-Karabakh all’interno di uno Stato azerbaigiano unitario. Dal punto di vista del diritto internazionale il Nagorno-Karabakh è senza dubbio parte integrante della Repubblica azerbaigiana. Nessuno stato ha riconosciuto la separazione del Nagorno-Karabakh dall’Azerbaigian né la sua annessione all’Armenia. Per quanto detto si evince come, la comunità armena del Nagorno-Karabakh dovrebbe dimostrarsi disposta a riconoscere lo status autonomo del Nagorno-Karabakh sotto forma di Repubblica autonoma all’interno
Durante la seconda parte della giornata di lavori Franco Frattini ha parlato anche delle ultime elezioni in Armenia la cui regolarità è stata per molti compromessa dalla compra-vendita di voti e da pressioni su dipendenti privati e pubblici. La conferenza è stata un’importante piattaforma di confronto con il pubblico presente, che ha avuto la possibilità di fare alcune domande.
Le dichiarazioni rilasciate dal Ministro armeno nella giornata del 7 giugno a Roma, così come la mancanza di risposte concrete alle domande relative al conflitto, confermano la non volontà dell’Armenia nel cambiare lo status quo ed approdare ad una soluzione pacifica del conflitto stesso.
Giorgia Pilar Giorgi*