Podogorica (MNE) – Non si respira affatto un bel clima attorno alla Russia. Da quando il presidente Vladimir Putin si è messo contro chi vorrebbe omologare il mondo mettendo le mani sulle immense risorse russe, ed attaccando in
Ci hanno provato l’anno scorso attribuendo alla Russia la responsabilità sull’abbattimento dell’MH 370 malese, caduto sul suolo ucraino. Salvo poi dimostrare che a provocare la carneficina erano stati in realtà i neonazisti che appoggiano il governo illegittimo di Kiev, guidato da Poroshenko con lo zampone della NATO e degli americani.
La naturale conseguenza di questo clima di odio e di palese ostilità non poteva non concretizzarsi anche in uno spettacolo di grossa rilevanza mediatica qual è una normale partita di calcio.
E così accade che l’incontro Montenegro-Russia, match importante per le qualificazioni ai prossimi campionati europei che si disputeranno l’anno prossimo in Francia, venga rovinato dal lancio di un petardo. È scoppiata una vera e propria guerriglia a Podgorica, capitale di quel regno del contrabbando di sigarette che risponde al nome di Montenegro, dove i tifosi di casa dopo nemmeno il primo giro di lancette, hanno pensato bene di lanciare sul campo un petardo che ha colpito sul capo, l’estremo difensore russo Igor Afinkeev.
Il volto rabbuiato e schifato di Fabio Capello, commissario tecnico della nazionale russa, era il commento migliore a quanto si è assistito in uno stadio, trasformato in un’autentica corrida, dove tanti esaltati volevano provocare una strage a tutti i costi.
Tornando alla cronaca nera, si sapeva che quella fosse una gara a forte rischio di ordine pubblico, sia in campo (scene da far west per tutta la partita sino al triplice fischio finale) che sugli spalti.
Furibonda anche la reazione del Ministro dello sport russo, Vitaly Mutko che non ha usato le mezze misure. “Una gara come quella – ha sbottato – andava sospesa, perché non c’erano le condizioni per poter giocare a calcio. E’ una vergogna!”
Fa effetto scrivere poi queste cose, soprattutto se pensiamo che il presidente dell’UEFA, il riconfermato monsieur Michel Platini, dovrebbe ben sapere cosa significa trasformare una partita di calcio in una farsa. La strage dell’Heysel, in cui persero tragicamente la vita 39 tifosi della Juventus, poche ore prima della finale di Coppa dei Campioni del 1985 da lui vissuta e disputata, evidentemente non gli ha insegnato proprio nulla.
Il buonsenso avrebbe piuttosto suggerito la sospensione immediata della gara dopo che Igor Akinfeev era stato colpito dal petardo. Ma – rubando una celebre citazione rilasciata pochi mesi fa dall’allenatore del Napoli, Rafa Benitez – poiché si tratta della Russia, “ci può stare“.
Giova però ricordare a lor signori dell’UEFA che l’edizione della prossima Coppa del Mondo del 2018, si svolgerà proprio in Russia. E non ci sembra che, alla luce della vergogna di Podgorica, il massimo organo calcistico europeo possa ancora godere di grande credibilità, sulle rive del Volga.
Barbara Cassani