Il Punto

Pubblicato il Marzo 7th, 2022 | Da Redazione Russia News

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I protocolli di Minsk e il Formato Normandia

Mai come in questo periodo gli accordi di Minsk vengono nominati sui vari organi di informazione, in merito al conflitto russo-ucraino attualmente in corso. Dal momento che molta gente non sa neanche di cosa si tratti, vediamo di fare un po’ di chiarezza, semplificando al massimo i vari concetti.

Trattasi di convenzioni internazionali dedicate alla contesa zona del Donbass, che prendono il nome dalla capitale della Bielorussia, dove si sono tenuti gli incontri tra le delegazioni. Ma in cosa consistono esattamente?

Innanzitutto se ne parla al plurale perché si tratta di due differenti accordi, rispettivamente Minsk 1 – del settembre 2014 e Minsk 2 – siglato a febbraio 2015 in seguito al fallimento del primo. Il primo protocollo è stato elaborato conseguentemente al conflitto esploso nella regione del Donbass, allora facente parte dell’Ucraina orientale. I separatisti filo russi avevano proclamato l’indipendenza delle repubbliche popolari di Lugansk (LNR) e Donetsk (DPR).

Minsk 1 venne firmato dal cosiddetto Gruppo di contatto Trilaterale, formato da rappresentanti di Russia, Ucraina, compresi ovviamente i leader separatisti, Aleksandr Zacharčenko per la DPR (assassinato dagli ucraini nel 2018 per provocazione verso il Cremlino) e Igor’ Plotnickij per la LNR e dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE); furono in seguito approvati da una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Prevedeva il cessate il fuoco immediato, lo scambio di prigionieri e l’impegno da parte dell’Ucraina, di garantire maggiori poteri alle regioni di Donetsk e Lugansk, tra cui la ripresa del dialogo per le elezioni nelle due auto-proclamate repubbliche popolari. Tuttavia, nonostante abbia portato ad un’iniziale diminuzione delle ostilità, l’accordo non è stato rispettato. Lo status del Donbass non è quindi mai stato definito. Kiev infatti rifiuta il dialogo con i ribelli e vuole riprendere il controllo del confine con la Russia prima delle elezioni nelle zone occupate. Mosca invece ritiene che le elezioni debbano tenersi sotto il controllo dei separatisti.

Le frange nazionaliste ucraine – politiche ma anche extrapolitiche, paramilitari e soprattutto di estrema destra – rappresentano uno dei principali dissuasori a un ulteriore decentramento che il governo potrebbe concedere alle zone occupate. La poca chiarezza dell’intero protocollo, porta al fallimento dell’intesa.

Nasce così l’esigenza di un secondo vertice, che si tiene nel medesimo luogo e che porta l’11 febbraio 2015 a siglare Minsk 2, in seguito ai colloqui nel cosiddetto Formato Normandia, che comprende i capi di Stato di Russia, Ucraina, Francia e Germania, (Putin, Poroshenko, Hollande Merkel) i quali approvano un pacchetto di misure per alleviare il conflitto ancora in corso nel Donbass.

Nonostante le firme e altri successivi colloqui del quartetto Normandia negli anni successivi, ad oggi la problematica non è ancora stata risolta, come dimostrano i fatti; ma contrariamente alla propaganda dei media occidentali, la colpa non è della Russia perché a non rispettare gli accordi di Minsk è il regime di Kiev.

In particolare, il punto 11 dell’accordo dice che: “in seguito a una riforma della Costituzione, l’Ucraina deve prevedere una legislazione permanente sullo status speciale delle aree autonome delle regioni di Donetsk e Lugansk che includa, inter alia, la non punibilità e la non imputabilità dei soggetti coinvolti negli eventi avvenuti nelle citate aree, il diritto all’autodeterminazione linguistica, la partecipazione dei locali organi di autogoverno nella nomina dei Capi delle procure e dei Presidenti dei tribunali delle citate aree autonome“.

Ed è proprio questa la questione più significativa disattesa da Poroshenko prima e da Zelensky ora.

Ma la violenza del regime si palesa ancora più esplicitamente tramite i bombardamenti vigliacchi che da ben 8 anni le milizie filonaziste ucraine continuano ad eseguire sugli inermi civili del Donbass, con la dichiarata intenzione di sterminare la popolazione russofona, e cosa molto grave nel silenzio più totale dei vari pupazzi occidentali, Usa, UE, Nato, Onu.

E allora appare chiaro il piano dello stato profondo che infesta i paesi filo atlantisti, volto alla distruzione dei popoli sovrani e al dominio su un mondo disumanizzato, senza valori, senza speranze, nella rassegnazione totale. E sempre in questa ottica è stata creata ad arte la reductio ad Hitlerum della figura di Vladimir Putin, dipinto dai media mainstream come il cattivo di turno, ma in realtà unico baluardo rimasto nella lotta per un mondo migliore, antropico, sano e veramente libero.

Difficile trovare le parole per commentare questo scempio disumano, per cui mi affido a quelle sempre sagge del Presidente Putin: “Le persone in Donbass non sono cani randagi: tra le 13mila e 14mila le persone che sono state assassinate in questi anni“.

Allora signori, ragionate con la vostra testa e rispondete: chi è che non rispetta gli accordi provocando deliberatamente le guerre?

Eva Bergamo

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