Fidel Castro, Vladimir Putin e false flags USA - Russia News / Новости России

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Pubblicato il Aprile 13th, 2022 | Da Redazione Russia News

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Fidel Castro, Vladimir Putin e false flags USA

La caratteristica principale della politica estera degli Stati Uniti (e oggi anche dei loro alleati) è sempre stata quella di voler influenzare le dinamiche sociali e politiche di altri paesi; di solito questa missione consiste nel cosiddetto “regime change“, rimuovere cioè i leader scomodi per sostituirli con fantocci ai loro comandi. Un esempio recente è quello dell’Ucraina nel 2014, con la rimozione del legittimo Presidente Yanukovic e l’insediamento al suo posto dei burattini filo occidentali Poroshenko prima e Zelensky poi, le cui conseguenze nefaste stiamo vedendo proprio in questi mesi.

Fortunatamente, non sempre i tentativi di rivoluzione colorata riescono, ricordate ad esempio il proclama “Assad must go” quando Barack Obama decise di rovesciare senza successo il governo siriano?

Questo vizio è chiaramente molto diffuso tra i Presidenti a stelle e strisce, in particolare vorrei ricordare due episodi falliti che videro protagonisti Dwight Eisenhower, John Fitzgerald Kennedy e due operazioni ideate sotto le loro presidenze, con l’intento di rovesciare il governo dell’odiato vicino cubano.

Castro must go” quindi, per giustificare le Operazioni Mongoose e Northwoods dopo il fallimento dell’attacco diretto di aprile 1961 (la cosiddetta invasione della Baia dei Porci), che già seguiva altri tentativi mancati, generalmente gestiti dalla CIA.

Così gli Stati Uniti decisero di far destituire il governo cubano, convincendo innanzitutto i cittadini americani della pericolosità di Fidel Castro. A tal scopo venne ripresa una bozza firmata da Eisenhower già nel 1960, intitolata “A Program of Covert Action against the Castro Regime“; il programma prevedeva innanzitutto la creazione di ribelli interni foraggiati dagli USA, dopodiché fornire copertura agli agenti statunitensi in loco e quindi realizzare una forte propaganda contro il comunismo.

Praticamente le stesse cose che continuano a fare al giorno d’oggi in giro per il mondo.

Così a novembre 1961 il Presidente Kennedy supervisionò il comitato per dare vita all’Operazione Mongoose (Mangusta), conosciuta anche come The Cuban Project, allo scopo di indurre l’opinione pubblica statunitense a sostenere un eventuale attacco militare contro il governo guidato da Fidel Castro e Che Guevara.

John Fitzgerald Kennedy e il fratello Bob pianificarono addirittura delle operazioni dirette per assassinare il Líder Maximo, tutte ovviamente senza successo, essendo Castro morto novantenne nel 2016. Interessante a questo proposito un colloquio tra Fidel e il Presidente russo Vladimir Putin, che gli chiese come fosse riuscito a sopravvivere a tutti gli attentati contro la sua persona. Castro gli confidò di essere lui stesso l’unico individuo autorizzato a tenere i contatti con lo staff addetto alla sua sicurezza. Lo stesso Putin ha subito almeno 5 tentativi non riusciti di assassinio.

Nonostante i sabotaggi compiuti sul territorio cubano, l’Operazione Mangusta non solo non ebbe successo, ma anzi aumentò la popolarità tra il popolo cubano del nemico che si voleva neutralizzare.

L’ossessione castrista porta i vertici americani a progettare un altro piano, l’Operazione Northwoods che vede la luce nel 1962 tramite un documento intitolato “Justification for US Military Intervention in Cuba” e di cui l’opinione pubblica a stelle e strisce è venuta a conoscenza soltanto negli anni Novanta.

Stando a quanto riferito dai documenti declassificati, il Pentagono avrebbe voluto appaltare alla CIA la conduzione di una serie di operazioni sotto falsa bandiera sul suolo statunitense, colpendo obiettivi civili e militari e facendone ricadere la responsabilità su L’Avana; una sorta di 11 settembre ante litteram.

Vi cito ad esempio un passo del Memorandum di marzo 1962 del Joint Chiefs of Staff delle forze armate USA: “... la conclusione che è impossibile ottenere una rivolta interna credibile entro i prossimi 9-10 mesi richiede la decisione degli Stati Uniti di perseguire una “provocazione” come giustificazione per un’azione militare positiva da parte degli Stati Uniti“.

Gli strateghi più revanscisti erano pronti a tutto pur di rovesciare Castro, perciò produssero un elenco di possibili crimini e atti terroristici da compiere contro il popolo americano e di gravità tale da scioccare l’opinione pubblica e poter giustificare un invasione su larga scala dell’isola ribelle.

Fortunatamente, nonostante qualche provocazione che non portò all’escalation attesa, il piano venne definitivamente abbandonato grazie alla lungimiranza di JFK, che capì quanto gli eventi avrebbero potuto scatenare una guerra di grandi proporzioni e annullò l’intera Operazione.

Kennedy in realtà già dopo la precedente Operazione Mongoose cercò di instaurare legami pacifici, se pur difficili, tra le due nazioni, come dimostrano i documenti dell’Archivio di Sicurezza Nazionale americano, per cui appare naturale il suo rifiuto ad una successiva serie di pericolose provocazioni.

Purtroppo com’è noto, John Fitzgerald Kennedy fu assassinato l’anno successivo, mentre l’ideatore del piano, il Generale Lyman Lemnitzer, fu nominato Comandante in Capo della NATO.

Questo è il modus operandi del Deep State americano, e purtroppo anche europeo che stoltamente segue il padrone d’oltreoceano; lo possiamo ritrovare, citando solo i fatti recenti, in Iraq e Libia con conseguenze destabilizzanti, in Siria con risultato fallimentare, in Ucraina tutt’ora in corso; ma anche, seppur con tentativi bloccati sul nascere, in Ungheria e Bielorussia.

Ad oggi Vladimir Putin è il nuovo Castro per gli atlantisti, ma dal punto di vista dei Popoli sovrani il Presidente russo rappresenta l’ultimo baluardo contro l’annientamento delle identità, a favore dell’autonomia monetaria degli Stati e soprattutto per la nascita di un mondo multipolare, che rispetta ogni nazione e le tradizioni culturali di ogni etnia. Alla faccia dei globalisti.

Eva Berrgamo

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