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FALLICO: “SERVE RICONSIDERARE IL RUOLO DELLA RUSSIA, CHE È PONTE VERSO EURASIA E CINA”

Milano –  “Oggi più che mai la Russia è un Paese e un mercato di sbocco strategico per l’economia italiana. La flessione dell’export made in Italy registrata nel 2018 è il segnale di un problema non imputabile esclusivamente alle sanzioni e a quei settori circoscritti soggetti alle restrizioni commerciali. La stabilità del più grande Paese eurasiatico non è in discussione. Serve tornare a intercettare la domanda russa e, nel contempo, riconsiderare il ruolo di ponte della Russia verso l’Eurasia e la Cina”. Così il presidente dell’Associazione Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia, Antonio Fallico, ha aperto oggi i lavori del VII seminario italo russo a Milano, organizzato da Conoscere Eurasia, Consolato Generale della Federazione Russa a Milano, Roscongress, Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo in collaborazione con Intesa Sanpaolo, Banca Intesa Russia e lo studio legale Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners.

Secondo i dati Istat elaborati da Conoscere Eurasia, nel 2018 l’interscambio complessivo tra i due Paesi si è assestato attorno ai 21,4 miliardi di euro (+5% circa), con le esportazioni italiane verso Mosca in calo del 4,5% rispetto all’anno precedente (poco più di 7,6 miliardi di euro). In aumento del 12%, invece, le importazioni (13,8 miliardi di euro), con un saldo negativo della bilancia commerciale di 6,2 mld di euro.

Il trend negativo dell’export nazionale si riscontra anche a livello territoriale – ha proseguito Fallico -.  Nei primi 9 mesi dell’anno scorso, 14 regioni italiane su 20 hanno registrato un calo tendenziale delle esportazioni in Russia e la Lombardia non fa eccezione”.

La regione, infatti, pur consolidando il suo ruolo di capofila dell’export italiano a Mosca con oltre il 30% del valore delle vendite nella Federazione, ha subito una contrazione del 3,4%, fermandosi a quota 1,68 miliardi di euro (-60 milioni a/a). A determinare la perdita, la flessione delle 4 principali voci delle esportazioni lombarde nel Paese eurasiatico, con i macchinari e apparecchi a -6,8% (458,5 milioni di euro), il tessile a -1,8% (265,7 milioni di euro), i prodotti chimici a -2,3% (205,1 milioni di euro) e i metalli a -13,4% (136,7 milioni di euro), mentre crescono in controtendenza i mezzi di trasporto (123,5 milioni di euro, +15,2%) e gli apparecchi elettrici (107,7 milioni di euro, +5%). Grazie al vertiginoso aumento delle importazioni (+25,8%, 1,4 miliardi di euro) si conferma comunque in positivo l’interscambio Lombardia-Russia, che chiude i primi 9 mesi del 2018 a quota 3,09 miliardi di euro, in aumento dell’8% sullo stesso periodo del 2017.

Nel dettaglio, è Milano a produrre il 47% dell’intero export lombardo verso la Federazione, per un controvalore di quasi 790 milioni di euro che rappresenta oltre il 14% delle vendite italiane nel Paese, ben più del fatturato in Russia di regioni come Piemonte, Marche e Toscana. Anche nel capoluogo la contrazione delle esportazioni osservata tra gennaio e settembre 2018 (-2,7% a/a) è ascrivibile alla principale voce del manifatturiero, i macchinari, che perdono l’11,5% (a/a) fermandosi 195,7 milioni di euro. In ripresa invece l’interesse russo per il tessile made in Milan, che nei 9 mesi mette a segno un +2,2% delle vendite, per 192,7 milioni di euro. Seguono nella classifica dell’export lombardo in Russia, Brescia (205 milioni di euro, -5%), Varese (171,9 milioni di euro, +4,9%) e Bergamo (129,4 milioni di euro, -1,9%).

RED

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