Il primo trimestre 2020 registra una forte contrazione della produzione industriale sia rispetto al
L’indice della produzione industriale arretra ai livelli dell’anno base (anno 2010=100) fermandosi così a quota 100,4 (dato destagionalizzato) e annullando quanto costruito nel periodo di crescita, seppure moderata, degli ultimi sette anni.
“L’impatto della pandemia è evidente nei risultati del primo trimestre del settore manifatturiero lombardo, nei quali si registrano gli effetti dell’emergenza Covid- 19.” Dichiara Presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio. “L’indice della produzione industriale cala del 10% a gennaio-marzo riportandosi ai livelli del 2010. La perdita maggiore la subisce il comparto artigiano (-13,2% su base congiunturale) interrompendo così il lento e difficile percorso di recupero dei livelli storici che durava da alcuni anni. Le imprese riportano forti contrazioni sia nella domanda interna che in quella estera e anche il fatturato si allinea alle altre variabili: il calo rispetto al trimestre precedente è del 9,8% per le aziende industriali e del 12,7% per l’artigianato.
Per quanto riguarda il focus di approfondimento sull’impatto della pandemia il Presidente Auricchio aggiunge che “L’emergenza Covid-19 ha colpito diversamente i settori e territori oggetto di analisi, sia a causa dei differenti provvedimenti di chiusura in base all’attività economica e ai territori sia per le differenti caratteristiche del tessuto imprenditoriale lombardo. Alcune imprese sono riuscite a rispondere tempestivamente riconvertendo la produzione o cambiando l’attività, altre attivando nuovi canali di vendita o modificando la
L’indice della produzione industriale arretra ai livelli dell’anno base (anno 2010=100) fermandosi così a quota 100,4 (dato destagionalizzato) e annullando quanto costruito nel periodo di crescita, seppure moderata, degli ultimi sette anni.
Per le aziende artigiane l’indice della produzione scende bruscamente a quota 85,7 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100) il nuovo punto di minimo della serie, interrompendo così la lenta risalita verso quota 100 che ha caratterizzato gli anni dal 2013 al 2019.
Il dato medio generale nasconde andamenti disomogenei non solo a livello settoriale ma anche tra le stesse imprese: le aziende in forte contrazione raggiungono il 57% per l’industria ma quelle che indicano incrementi della produzione superiori al 5% sono ancora il 22%, rispetto al 29% dell’ultimo trimestre 2019. Si registra un andamento simile per l’artigianato, con la quota di aziende in forte contrazione che tocca il 60% e quelle in crescita che scendono dal 32% al 23%. In entrambi i comparti si sono ridotte significativamente le quote di imprese stazionarie e quelle in crescita o contrazione moderata.
Il fatturato a prezzi correnti per l’industria arretra dell’8,2% tendenziale tornando ai livelli del 2017. Per le
Gli ordinativi subiscono una più forte contrazione per il mercato interno (-9,5% per l’industria e -13,7% tendenziale per l’artigianato). Sul versante estero la contrazione degli ordini è contenuta intorno al 5% tendenziale per entrambi i comparti. La quota del fatturato estero sul totale rimane ai massimi per l’industria (40%) ed è ancora poco rilevante per le imprese artigiane (7,8%).
Nell’industria l’occupazione presenta un saldo leggermente positivo (0,1%) – dato comune a inizio anno quando si concentra l’avvio dei nuovi contratti – ma inferiore a quanto registrato negli anni precedenti. Si osserva un irrigidimento generale del mercato del lavoro con tassi di ingresso (1,9%) e di uscita (1,8%) molto vicini tra loro ed entrambi in contrazione. Si fa evidente l’effetto dell’emergenza sanitaria nel ricorso alla CIG che aumenta considerevolmente: la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione balza al 55,9% e la quota sul monte ore al 4,1%. Nell’artigianato il saldo occupazionale è leggermente negativo (-0,1%), anche in questo caso con tassi d’ingresso (1,8%) e uscita (1,9%) in calo rispetto ai trimestri precedenti. In forte incremento il ricorso alla CIG con la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione che sale al 57,8%, mentre la quota sul monte ore è del 6,2%.
Le aspettative degli imprenditori industriali sulla domanda per il prossimo trimestre raggiungono i minimi storici sia per il mercato interno che sia per quello estero. La fase di lockdown ha interessato tutto il mese di aprile, le riaperture a maggio sono state graduali e con scorte di magazzino da smaltire. Due terzi del secondo trimestre potrebbero essere già compromessi per la produzione che mostra quindi aspettative in caduta. È più contenuto il peggioramento delle aspettative sull’occupazione, ma in questo caso gioca un ruolo importante l’irrigidimento del mercato del lavoro legato al blocco dei licenziamenti. Per l’artigianato le aspettative seguono la stessa dinamica dell’industria, con la sola eccezione della domanda estera che registra un peggioramento più contenuto, anche se bisogna considerare che il mercato estero è meno rilevante per le imprese artigiane.
L’analisi della situazione congiunturale dell’industria e dell’artigianato lombardo del primo trimestre 2020, alla luce del contesto di mercato, nazionale e internazionale, ci consente in fase conclusiva di porre l’accento su alcuni punti chiave strettamente connessi tra loro:
- il confronto tra l’attuale crisi e quella del 2008-9; 2. le fonti di innovazione di mercato, prodotto e processi; 3. l’importanza dell’innovazione tecnologica; 4. la riconfigurazione delle filiere in atto.
DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA LOMBARDIA MARCO BONOMETTI
“I dati relativi al 1° trimestre 2020 si commentano da soli. Crollo della produzione industriale (-10%
Nonostante ciò, le imprese sono impegnate con forza a riorganizzare le proprie produzioni, incarnando la voglia di reazione della Lombardia. La prima preoccupazione maggiore è la contrazione degli ordini, sia dal mercato interno (-9,5%) che dall’estero (-5,5%), che non vorremmo innescasse una crisi di fiducia da parte delle imprese.
Per scongiurare ulteriori peggioramenti di uno scenario economico già sufficientemente complesso abbiamo bisogno che il sistema Lombardia reagisca in tempo reale, con azioni concrete. Da parte di tutti. Viviamo in un Paese dalle mille contraddizioni, che l’emergenza Covid ha reso tangibili in tutta la loro drammatica evidenza. Un Paese insicuro, timoroso e frastornato, in cui si parla tanto, si fa poco e vive un incomprensibile sospetto radicato e diffuso verso l’impresa.
Gli industriali lombardi sono a disposizione per avviare un percorso di iniziative concrete che riportino la Lombardia a trainare il Paese, ricordando sommessamente che se la Lombardia non riprende la marcia tutta l’Italia potrebbe andare in apnea.
Se non si mette a fuoco la necessità di avviare subito una stagione di nuova politica industriale nella quale concentrare gli sforzi e le energie, riorientando gli strumenti già disponibili e sfruttando le opportunità offerte dalle nuove misure di contrasto alla crisi, temo che siamo molto lontani dai concetti minimi di buona politica, tanto necessaria al nostro Paese. Le parole chiave per la ripresa sono quelli di sempre: investimenti, semplificazione, liquidità, tasse, mercato interno, competitività.
Uno sforzo comune di tutti gli attori della produzione, della finanza, delle istituzioni affinché si realizzino soluzioni nell’interesse generale per fare ripartire l’industria è tanto difficile in un momento tanto drammatico? Il resto sono solo parole”…
RED