Cultura

Pubblicato il Settembre 17th, 2019 | Da Redazione Russia News

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Cantata “Vasilij Borshjov – il marinaio di cambusa”.

L’Italia e la Russia sono due paesi legati da un plurisecolare ampio scambio culturale, da amore e simpatia reciproche.  L’indole gioviale, la cordialita` e l’ospitalita` sono  tratti salienti del carattere, comuni ad entrambi i popoli.  Con la bellezza delle sue città, l’Italia, sin dal Settecento, ha sempre attratto scrittori, poeti e pittori russi per i quali essa rappresentava il «paradiso terrestre» e l’inesauribile fonte d’ispirazione; le compagnie d’opera italiana hanno servito lunghi anni alla corte imperiale russa; opere eccelse hanno creato in Russia artisti e architetti italiani; i capolavori in versi e in prosa della letteratura russa affascinano il lettore italiano per la profondità esistenziale e l’incessante scavare nell’animo umano.

A testimonianza del molteplice dialogo culturale e della solida amicizia tra i due popoli si pone un’opera, composta di recente in Italia, su testo musicato con ornamentazione poetica, dal titolo “Vasilij Borshjov  – il marinaio di cambusa”.  Essa celebra la magnanimità e la profonda umanità, che costituiscono l’essenza dell’anima russa e che tutto il mondo ha potuto vedere durante lo sconvolgente terremoto-maremoto di Messina e Reggio Calabria nel dicembre del 1908.  Si tratta della più grande catastrofe che colpì l’Italia meridionale nel XX secolo e che strappò alla vita 15.000 persone a Reggio Calabria e 80.000 a Messina, dove crollò il 90% degli edifici.  In quel terribile frangente era di stanza nel porto di Augusta la flotta imperiale russa e proprio i marinai russi furono i primi a correre in aiuto alle popolazioni colpite. Con abnegazione, senza timore di rischiare la propria vita e donando tutto ciò che avevano, essi salvarono migliaia di persone, estraendoli da sotto le macerie.

I russi hanno lasciato un’impronta indelebile nella memoria collettiva dei siciliani. A Messina diverse strade sono state intitolate in onore della gloriosa impresa dei marinai-eroi russi e sull’edificio del municipio è stata collocata nel 1978 una targa con la scritta “In ricordo del generoso aiuto portato dagli equipaggi delle navi militari russe”.

L’opera “Vasilij Borshjov  – il marinaio di cambusa” è una maestosa cantata per orchestra di fiati, coro, corpo di ballo, con recitativo a due voci, di cui una conduce il testo narrativo letterario, mentre l’altra intercalandosi, declama le poesie, scritte in vari periodi dai poeti russi, i quali con immutata empatia, intima afflizione, condivisero la sofferenza per la tragedia del terremoto che spesso si e` abbattuto sulla Sicilia.  L’aver reperito questi testi poetici, fra la moltitudine delle poesie russe che nel corso di vari secoli vennero dedicate al Belpaese, dimostra che i poeti della Russia nutrivano avida passione per la cultura e le vicende italiane, impegnati in un processo costante di interiorizzazione dell’Italia.

Il testo dell’opera è a cura di Gianni Maragno, Emanuele Giordano; i brani letterari e l’inquadramento storico-letterario del testo, il reperimento e la traduzione dei testi poetici russi sono a cura di Marinella Mondaini; le musiche, l’adattamento musicale delle poesie, i versi originali per il coro e la direzione d’orchestra sono di Nicola Hansalik Samale; la collaborazione artistica e` di Pietro Andrisani; la direzione e l’arrangiamento corale sono di Vincenzo Perrone, la coreografia e la direzione artistica sono di Rossella Iacovone.

La cantata si apre con la rappresentazione del clima idilliaco che regna su una delle navi componenti la Flotta Imperiale Russa impegnata nelle grandi manovre nel canale di Sicilia.  Un’atmosfera di  beatitudine, satura di poesia – feconda fonte di delizia spirituale, i cui protagonisti sono il cuoco, fervido cultore di poesia e cucina italiana e l’ammiraglio buongustaio Litvinov, appassionato di arte culinaria e poesia, innamorato dei paesaggi e del clima mite italiano e con la velleità di comporre versi.  Cosi` pervasi di spirito poetico essi rievocano le poesie e quell’aura magica che avvolgeva i poeti russi incantati dalle bellezze italiane.

I 32 strumentisti e il coro di 24 elementi ne interpretano lo spirito con adagi e rimandi alle musiche popolari.

Ma poi l’orchestra passa ad annunciare la sciagura imminente con rumori di sottofondo e potenti battiti di timpani, tamburi e motivi funebri, per culminare in un breve e interminabile, proprio come i terremoti per chi li subisce, intreccio stordente di orchestra e coro, una travolgente massa sonora.  Segue una dolente e contagiosa marcia funebre.  L’andante affannoso dei fiati fa immaginare il soccorso dei marinai russi che donano completamente se stessi per salvare più vite possibile, sfamare e consolare i sopravvissuti.    La cantata si chiude con un altro insieme di coro e orchestra, ma questa volta è un gioioso trionfo, la gioia della gratitudine dei messinesi che a quei marinai russi, audaci ed intrepidi, eressero un monumento sul loro lungomare, definendoli “Angeli Azzurri”.

Dalla trama narrativa dell’opera emerge la figura del grande scrittore russo, Maksim Gor’kij, il quale si contraddistinse per il suo generoso apporto alle vittime del  terremoto. Nel testo è enunciato il suo vero nome: Aleksej Maksimovič Peškov.  Nella sua formazione ebbe grande influenza l’incontro con il cuoco di una nave, dove, ancora ragazzino, Gorkij fu assunto come garzone di cambusa. E` qui che il futuro scrittore matura la sua grande passione per la lettura e ha luogo la sua autoistruzione, circondato dalla grande quantità di libri che il cuoco gli metteva a disposizione e lo incitava a leggere.

Gor’kij, che visse a lungo in Italia, fu testimone della catastrofe causata dal sisma e scrisse un libro per ricordare la tragedia, dal titolo “Il terremoto di Calabria e Messina del 1908”.  Il ricavato della pubblicazione Gorkij lo devolse per la costruzione di un asilo nido in Calabria, forte della convinzione che l’impegno sociale costituisce un dovere morale per uno scrittore.

A questo libro nel 1909 il famoso poeta russo Aleksandr Blok dedicò il saggio critico  “Gorkij a Messina”. In questo articolo Blok espresse vivo apprezzamento del racconto di Gorkij e, amareggiato perchè dopo solo un anno non si parlava piu` del terribile terremoto, scrisse parole che ancora oggi non hanno perduto la loro attualità:  “Tremendamente corta è la nostra memoria <…> Abbiamo smesso di ricordare anche la catastrofe italiana che  forte tempesta sollevo` sulla stampa di tutti i paesi. Il coro delle voci che cosi` alto si era levato sul momento, velocemente si e` spento, tutto è affogato nelle pozzanghere  dell’egoismo personale e nella palude dei nobili sentimenti dell’altruismo collettivo. Ma il terremoto siciliano e calabrese e` un accadimento di importanza mondiale che ha cambiato per sempre la nostra vita interiore.  Bisogna essere spiritualmente ciechi, disinteressati alla vita del cosmo e insensibili al consueto fremito del caos per supporre che la formazione della terra avvenga per conto proprio e indipendentemente dall’uomo, senza influire sulla forgiatura della sua anima e sulla sua vita quotidiana … Quando l’anima s’inaridisce, la memoria si svuota!”

Nell’intento di riannodare i fili di questa memoria storica, prosa e poesia, musica, canto e danza s’intrecciano armonicamente in un’opera che ambisce ad arrivare direttamente ai cuori degli spettatori e renderli compartecipi del segno di riconoscenza verso un popolo, quello russo, che anche oggi e` chiamato a compiere importanti sacrifici per garantire la pace e il benessere internazionali.

La prima della cantata “Vasilij Borshjov  – il marinaio di cambusa” si e` tenuta con grande successo il 27 settembre 2015, presso la Corte del Palazzo Marchesale di Laterza, in provincia di Taranto.

Questo lavoro, dove nella magica cornice di leggenda e fantasia si staglia la triste realtà della tragedia del terremoto, mette in rilievo quanto l’arte, in ogni sua forma, possa servire al rafforzamento del dialogo interculturale e della comprensione reciproca fra i popoli … perchè la memoria non si svuoti e l’anima non inaridisca!

Marinella Mondaini, filologa-russista, traduttrice.

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