Roma – Un’eccezionale mostra di dipinti russi (Pilgrimage of Russian Art. From Dionysius to Malevich) si è aperta ieri, 20
L’esposizione di Mosca ebbe un travolgente successo di pubblico, e la mostra dei quadri della Galleria Tretjakov a Roma merita altrettanta attenzione. Il significato artistico e culturale è di assoluta evidenza: oltre a una selezione di antiche icone, si possono ammirare alcuni dei più famosi quadri della cultura russa dell’Ottocento e inizio Novecento, di autori come Kramskoj, Perov, Ge, Nesterov, Vrubel’, Petrov-Vodkin, Kandinskij, per finire con il celebre Quadrato Nero di Malevich, l’opera che nel 1915 inaugurò l’intera corrente astrattista dell’arte contemporanea.
Il secondo grande evento, l’anno successivo, fu il pellegrinaggio della reliquia di S. Nicola di Bari, che radunò enormi folle di pellegrini russi in una riscoperta delle comuni radici cristiane. Da allora, si succedono senza sosta incontri, conferenze, mostre e scambi culturali a tutti i livelli: accademico, devozionale, ecclesiastico e popolare, soprattutto umanitario e caritativo, per indicare la via possibile dell’unità dei cristiani e dei popoli.
Il patriarcato di Mosca, in particolare, intende affermare il principio per cui l’ecumenismo del terzo millennio non deve cercare intese dogmatiche o unioni formali tra la Chiese locali, ma riconoscere la dignità e l’importanza di ciascuna di esse attraverso la riscoperta della
Al contrario, l’amicizia dello spirito e dell’arte è stato clamorosamente smentita, nelle ultime settimane, dalla crisi totale che ha portato alla divisione tra Mosca e Costantinopoli sulla questione dell’autonomia della Chiesa di Kiev. I vicini sembrano non capirsi più, proprio mentre i lontani si stanno riavvicinando: la geografia del cristianesimo universale si sta profondamente modificando, e ad oggi la Chiesa più vicina agli ortodossi russi sembra proprio essere quella cattolica romana.
I curatori della mostra, tra i più autorevoli storici dell’arte di Russia, hanno fatto scelte particolarmente significative, affiancando la “Trinità” di Paisij e la “Trojka” di Perov, le icone del Battesimo e della Trasfigurazione con le apparizioni del “Cristo al popolo” di Ivanov (il quadro, dipinto a Roma, fu chiamato dallo zar Nicola I il “manifesto dell’anima russa”), il “Cavallo Rosso” di Petrov-Vodkin con il cavallo di San Giorgio martire e altri spunti, il più clamoroso dei quali è l’accostamento tra una grande icona del
La Russia è unione di Oriente e Occidente, e provoca entrambi i mondi a ritrovare la propria vera identità: al di là dei conflitti e delle contraddizioni della storia, nel genio degli artisti si può vedere una via per il nuovo inizio del mondo cristiano, nuova speranza per l’umanità intera.
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