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Ancora russofobia in Polonia: aggredito Ambasciatore

La Polonia non si smentisce e non perde occasione per rimarcare la sua già ben marcata russofobia, dandone oggi un’ulteriore prova, che lascia una macchia indelebile nella storia della diplomazia.

Durante la cerimonia per la Giornata della Vittoria, in cui l’Europa tutta dovrebbe solamente ringraziare l’Armata Rossa che ha messo la parola fine al periodo nazifascista, un gruppo di polacchi con bandiere ucraine e atteggiamento bellicoso, non frenati né allontanati dalle forze dell’ordine, si sono scagliati contro l’Ambasciatore della Federazione Russa, mettendo in atto una vigliacca aggressione nei suoi confronti. Aggressione che segue di pochi giorni la profanazione delle lapidi dei soldati in un cimitero sovietico, sempre in territorio polacco, sempre nel silenzio delle autorità locali.

Stamane, Sua Eccellenza Sergey Andreyev, Ambasciatore russo in Polonia, stava rendendo omaggio e ponendo fiori ai soldati russi, eroicamente morti per la libertà del popolo polacco durante la seconda guerra mondiale, quando è stato accerchiato, insultato e imbrattato con vernice rossa; il tutto senza che la polizia polacca intervenisse.

L’episodio è stato subito stigmatizzato dal Ministero degli Esteri russo, tramite la portavoce Maria Zakharova che condanna questo “attacco effettuato da chi supporta il neo-nazismo, ulteriore prova di ciò che era già ovvio, che l’occidente sta perseguendo la reincarnazione del fascismo“.

Personalmente, mi sento di dare piena ragione a Maria Zakharova e massima solidarietà all’Ambasciatore; ma vorrei aggiungere che, oltre alla vigliaccheria del gesto, ciò che lascia l’amaro in bocca è il fatto che questi atti di intolleranza e russofobia vengano proprio dalla Polonia, il cui leader ultimamente sta fagocitando una marea di fango verso la Russia e il Presidente Putin, francamente senza alcuna logica.

Forse non conosce bene la storia il Presidente Duda, ma sarebbe bene ricordargli che proprio il battaglione filo-nazista UPA guidato da Stepan Bandera, a cui si ispirano i suoi pupilli ucraini, ha compiuto una enorme operazione di pulizia etnica (si parla di 50mila vittime) tra il 1943 e il 1944 nel paese che lui oggi amministra e i cui morti per mano dei nazisti ucraini meriterebbero, se non giustizia, almeno maggior rispetto.

C’è da augurarsi, per il bene di tutti, che si tratti solo di vergognoso analfabetismo storico, anche se ingiustificato visto il suo ruolo, perché se si trattasse invece di condivisione di valori distorti, sarebbe assai ben più grave.

Eva Bergamo

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